sundance76 Inviata September 6, 2018 at 21:13 Autore Share Inviata September 6, 2018 at 21:13 Il 14/8/2018 at 15:39 , giovanesaggio ha scritto: Fermo restando che condivido tutto quello che avete detto (ne abbiamo parlato già tante volte della lunghezza di queste gare, purtroppo ormai è un dato di fatto che gare di 5-600km non si vedranno più), non mi piace l'idea di "Internet che ha distrutto la carta stampata". Sarà che sono di un'altra generazione, ma tra una gara di 300km che posso seguire più o meno in diretta (e negli ultimi anni sta diventando sempre più "più") e una di 600 di cui leggerò un resoconto il mercoledì... Beh, io scelgo la prima Il motorsport, e proprio lo sport in generale, è emozione non cronaca. Ma a quel punto che differenza c'è tra il guardare una "diretta" o il replay di una simulazione? Il rally di base è l'antitesi della diretta tv (lo erano anche i GP, prima molto più lunghi degli attuali 300 km). E' l'antitesi perché correre una tappa che inizia in piena notte e finisce la sera del giorno dopo, dopo 40 ore trascorse nell'abitacolo, lottando contro l'affidabilità della macchina realizzando riparazioni d'emergenza con colpi di genio, contro gli elementi meteorologici, contro la stanchezza massacrante, è un'altra cosa rispetto al pop corn della diretta tv: gare così non puoi certo guardarle in diretta al pc o alla tv. Hanno distrutto il rally rendendolo appunto un videogame da seguire in diretta, con "macchine" (che non hanno nulla a che fare col modello dal quale "derivano") dove il costo di un solo esemplare sarebbe bastato qualche decennio fa a pagare varie intere stagioni di gare a un pilota privato. Vabbè, ma la passione per qualcosa non si può trasmettere spiegando razionalmente. Ci si imbatte e si viene conquistati. Oppure no. 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
giovanesaggio Inviata September 7, 2018 at 09:43 Share Inviata September 7, 2018 at 09:43 12 ore fa, sundance76 ha scritto: Ma a quel punto che differenza c'è tra il guardare una "diretta" o il replay di una simulazione? Quella che dicevo nel post che hai quotato. 12 ore fa, sundance76 ha scritto: Il rally di base è l'antitesi della diretta tv (lo erano anche i GP, prima molto più lunghi degli attuali 300 km). E' l'antitesi perché correre una tappa che inizia in piena notte e finisce la sera del giorno dopo, dopo 40 ore trascorse nell'abitacolo, lottando contro l'affidabilità della macchina realizzando riparazioni d'emergenza con colpi di genio, contro gli elementi meteorologici, contro la stanchezza massacrante, è un'altra cosa rispetto al pop corn della diretta tv: gare così non puoi certo guardarle in diretta al pc o alla tv. Hanno distrutto il rally rendendolo appunto un videogame da seguire in diretta, con "macchine" (che non hanno nulla a che fare col modello dal quale "derivano") dove il costo di un solo esemplare sarebbe bastato qualche decennio fa a pagare varie intere stagioni di gare a un pilota privato. Si, ma non era di questo che parlavo. Su questo ho già detto, e ribadisco, che concordo. Il mio era un semplice appunto su "Internet che ha distrutto la carta stampata" La possibilità di seguire in diretta (dove per diretta non intendo necessariamente audio/video) rende, appunto, lo sport emozione e non semplice cronaca. Non è per fare polemica, ci mancherebbe, ma rileggi il mio post con uno spirito diverso. Perchè letto alla "si stava meglio quando si stava peggio" perde totalmente di significato 12 ore fa, sundance76 ha scritto: Vabbè, ma la passione per qualcosa non si può trasmettere spiegando razionalmente. Ci si imbatte e si viene conquistati. Oppure no. Non fossi appassionato non sarei qui, esattamente come tutti voi Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Questo è un messaggio popolare sundance76 Inviata September 8, 2018 at 07:13 Autore Questo è un messaggio popolare Share Inviata September 8, 2018 at 07:13 Walter Rohrl e Christan Geistdorfer impegnati con l'Opel Ascona ufficiale nel Safari 1982, con 5012 km di percorso totale, senza prove speciali, con 82 Controlli Orari. Classifica stilata in base ai ritardi registrati ai controlli orari. Una gara da sempre odiata dal fuoriclasse tedesco (che detestava anche il Rac a percorso segreto, e che non ha mai partecipato al Mille Laghi finlandese). Arriveranno comunque 2° accumulando altri 15 preziosi punti dopo i 20 della vittoria a Montecarlo e i 12 del terzo posto in Svezia. 5 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
R18 Inviata September 8, 2018 at 09:14 Share Inviata September 8, 2018 at 09:14 Galli è sempre stato un tipo tranquillissimo. Australia 2005 fu l'apice ma il povero d'Amore venne preso a male parole per un paio di stagioni buone, dal 2006 passò con Bernacchini. Vedendo Walterone invece mi viene da pensare a quanto mi manchi un'Audi nel WRC. Peccato che ora abbiano assunto politiche diametralmente opposte rispetto a questo tipo di competizioni. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
giovanesaggio Inviata September 8, 2018 at 09:26 Share Inviata September 8, 2018 at 09:26 Tipico atteggiamento di chi pecca in umiltà Su Audi mai dire mai Perchè oggi è un marchio come un altro del gruppo VW, non mi stupirebbe affatto se ad un certo punto decidessero di ributtarlo nella mischia. Del resto non mancherebbero di certo i soldi e nemmeno le competenze, si tratta solo di capire quando sarà conveniente a livello di marketing. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
leopnd Inviata September 8, 2018 at 09:32 Share Inviata September 8, 2018 at 09:32 2 hours ago, sundance76 said: Walter Rohrl e Christan Geistdorfer impegnati con l'Opel Ascona ufficial nel Safari 1982, con 5012 km di percorso totale, senza prove speciali, con 82 Controlli Orari. Classifica stilata in base ai ritardi registrati ai controlli orari. Una gara da sempre odiata dal fuoriclasse tedesco (che detestava anche il Rac a percorso segreto, e che non ha mai partecipato al Mille Laghi finlandese). Arriveranno comunque 2° accumulando altri 15 preziosi punti dopo i 20 della vittoria a Montecarlo e i 12 del terzo posto in Svezia. 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
leopnd Inviata September 9, 2018 at 06:42 Share Inviata September 9, 2018 at 06:42 21 hours ago, leopnd said: ...e ancora... 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
R18 Inviata September 24, 2018 at 15:13 Share Inviata September 24, 2018 at 15:13 Cipro 2003. Grönholm si ritira per problemi alla trasmissione con un mesto "goodbye"... ... Ma il mitico Corradone Provera la prende con filosofia ed esce il suo "second cigar" 2 1 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
sundance76 Inviata October 1, 2018 at 19:51 Autore Share Inviata October 1, 2018 at 19:51 Portogallo '81, terza gara del Mondiale. 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
sundance76 Inviata October 4, 2018 at 16:21 Autore Share Inviata October 4, 2018 at 16:21 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Alyoska Costantino Inviata October 4, 2018 at 16:46 Share Inviata October 4, 2018 at 16:46 Quando vedo le Lancia di un tempo e la confronto su cosa vale quel marchio adesso... un brivido lungo la schiena. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Alyoska Costantino Inviata October 4, 2018 at 16:50 Share Inviata October 4, 2018 at 16:50 Il 24/9/2018 at 17:13 , R18 ha scritto: Cipro 2003. Grönholm si ritira per problemi alla trasmissione con un mesto "goodbye"... ... Ma il mitico Corradone Provera la prende con filosofia ed esce il suo "second cigar" Gronholm faceva come le stagioni di How I Met Your Mother: Una stagione bella, una brutta, una bella, una brutta, una bella... 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
giovanesaggio Inviata October 4, 2018 at 17:00 Share Inviata October 4, 2018 at 17:00 6 minuti fa, Alyoska Costantino ha scritto: Gronholm faceva come le stagioni di How I Met Your Mother: Una stagione bella, una brutta, una bella, una brutta, una bella... A me HIMYM è piaciuto tutto O quasi, insomma... Forse la sesta stagione ha avuto una leggera flessione Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
R18 Inviata October 4, 2018 at 17:06 Share Inviata October 4, 2018 at 17:06 14 minuti fa, Alyoska Costantino ha scritto: Gronholm faceva come le stagioni di How I Met Your Mother: Una stagione bella, una brutta, una bella, una brutta, una bella... Peugeot, più che Grönholm. 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Alyoska Costantino Inviata October 4, 2018 at 17:25 Share Inviata October 4, 2018 at 17:25 In questo momento, R18 ha scritto: Peugeot, più che Grönholm. Anche lui però: nel 2003 fino a poche gare dalla fine Burns era in lotta al mondiale (poi non disputò il RAC per i problemi al cervello), Gronholm era già fuori dai giochi Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
R18 Inviata October 4, 2018 at 17:54 Share Inviata October 4, 2018 at 17:54 Ebbe tanti problemi di affidabilità, nel 2003 come nel 2001. Di incidenti suoi del 2003 ricordo solo Australia (quando capottò praticamente da fermo, clamoroso) e Galles. Non conto Sanremo perché diluviava e aveva le slick, un errore passabile. Il mondiale 2003 portò subito alla luce quanto facesse schifo il nuovo punteggio, con il povero Burns in lotta per il campionato pur senza mai vincere un rally. Un po' come nel 2001, dove però ci fu più "confusione" in generale. In generale, la 206 era una macchina senza mezze misure: o dominava, con doppiette e pure triplette in sequenza, o non vedeva nemmeno il traguardo. Poi Peugeot sfoderò la 307 e coniugò inaffidabilità e scarsa competitività Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
leopnd Inviata October 21, 2018 at 11:08 Share Inviata October 21, 2018 at 11:08 Chi si ferma perde... 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
giovanesaggio Inviata October 21, 2018 at 13:17 Share Inviata October 21, 2018 at 13:17 Eh, non quella volta però Comunque eroico, dai Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
R18 Inviata October 21, 2018 at 13:18 Share Inviata October 21, 2018 at 13:18 Quel rally non è mai esistito. 1 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Alyoska Costantino Inviata October 21, 2018 at 14:26 Share Inviata October 21, 2018 at 14:26 Beh, Sainz si beccò il premio Tapiro d'oro, ma anche Makkinen che scivolò su dell'olio di una vettura del rally storico... insomma non fu proprio fortunatissimo. :'D Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
leopnd Inviata October 29, 2018 at 08:08 Share Inviata October 29, 2018 at 08:08 Alén e Kivimäki, vincitori del Olympus Rally 1986. con la Lancia Delta S4... 3 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Questo è un messaggio popolare sundance76 Inviata October 29, 2018 at 22:12 Autore Questo è un messaggio popolare Share Inviata October 29, 2018 at 22:12 LA "CHIAVE" DEL SUCCESSO AL SAFARI Il calore del sole sfumava i contorni del paesaggio. La pista, davanti ai miei occhi, si perdeva in un fastidioso riverbero tremolante. Le colline degli altipiani del Kenya mi apparivano sfuocate quasi che, improvvisamente, la mia vista fosse stata intaccata da una forte miopia. Sul “red ground” la Delta lasciava una scia di polvere rossa. Lunghissima. Una cometa. Avevo il viso sudato, impastato dal quel maledetto pulviscolo che entrava dappertutto. Nelle cuffie la voce, forte e chiara di Tiziano. Ero in testa al Safari Rally ma i presagi non promettevano niente di buono. Troppe le negatività che si erano succedute nel corso della preparazione di quell’edizione 1988. Anche per uno come me, per nulla superstizioso. A febbraio, nel corso delle prime ricognizioni nella savana, avevo avuto un grave incidente. In piena velocità, a 180 chilometri all’ora, la macchina era decollata su un avallamento ed era capottata. Ero uscito indenne, Tiziano invece lamentava la frattura di una costola e una forte botta alla schiena. Situazione medica non grave ma, per il recupero completo del mio navigatore, il tempo non sarebbe stato breve. La conferma, infatti, era arrivata al rientro in Italia. Dopo i controlli la sua partecipazione al rally del Portogallo, che si sarebbe corso all’inizio di marzo, era apparsa impossibile. Come sostituto la Lancia aveva indicato Carlo Cassina. Nella mia carriera ho sempre avuto al mio fianco Tiziano. Tranne in tre occasioni, lo rammento perfettamente: il 100.000 Trabucchi, corso nel 1980 assieme al povero Loris Roggia con l’Opel; il rally della Lana, 1982, con “Rudy”, ancora con l’Ascona 400 e il Portogallo, appunto, con Cassina. Dire che la cosa mi disturbava era dire poco. La mia inquietudine, laggiù all’Equatore, era aumentata alcuni giorni prima del via. Nel corso di una delle ultime ricognizioni il muletto era letteralmente affondato nel fango. Per cercare di uscire dalla trappola mi ero messo a spingere anch’io. Il ginocchio ne era uscito malconcio. Avevo avvertito un dolore lancinante tanto che Ben Bartoletti era stato costretto ad iniettarmi degli antidolorifici per alleviare la sofferenza. E Tiziano non era ancora al massimo delle condizioni. Non avevamo avuto un momento tranquillo. E non era finita. In gara la sfortuna ci aveva perseguitato non poco: nella tappa verso nord si era spaccato il turbo e una zebra era finita sotto le ruote, per fortuna le protezioni anteriori aveva resistito bene al grande colpo. Episodi da Safari, ma ne avremmo fatto volentieri a meno dopo tutto quanto avevamo patito. Con una grande sofferenza, ma eravamo ancora in gara. Comunque i cattivi presagi continuavano ad aleggiare sopra la nostra Delta numero 6. In cuor mio mi aggrappavo ad una frase di un masai. L’avevo incontrato durante le prove di febbraio. “Tu piccolo italiano vincerai il Safari”, aveva profetizzato. Continuavo ad essere in testa. Il timore di altre disavventure era salito durante la notte. In Africa, più nera della pece. Nonostante la batteria dei fari anteriori e i due posizionati sui parafanghi, vedevo solo qualche decina di metri più avanti. L’attenzione era massima. Le ultime ore erano state vissute con una trepidazione incredibile. Kirkland, con la Nissan 200 SX, mi seguiva a nove minuti, un niente. Sarebbe bastata anche una foratura per compromettere tutto. Per questo Cesare Fiorio e Ninni Russo, quest’ultimo a bordo di un piccolo aereo Cessa a tenere i collegamenti radio, avevano riorganizzato completamente le assistenze. Ai 25 meccanici del team era stato chiesto il massimo sforzo. Troppo importante la posta in palio. Per tutti. Le forze erano state divise: alcuni uomini dislocati ai controlli orari, tutti gli altri erano stati piazzati lungo la pista, pronti ad intervenire nel momento in cui avessimo avuto bisogno. Una strategia perfetta, ognuno sapeva cosa fare. I chilometri sembravano senza fine. Nel corso di uno dei parchi assistenza pensavo mi venisse un infarto. Io e Tiziano eravamo andati nel camper a rifocillarci a al ritorno la nostra Delta non c’era più. Scomparsa, svanita. Mi sentii morire. “L’hanno rubata”, avevo pensato immediatamente. Incontrai Danilo Dalla Benetta, un amico meccanico di Vicenza, che stava seguendo il Safari per la Mazda. Un passato di navigatore al fianco di Antonillo Zordan, unico pilota privato nella storia dei rally ad aver battuto una Lancia Stratos ufficiale. Successe al Campagnolo 1976 e i due vicentini, con una Porsche preparata da loro stessi, riuscirono nell’impresa di superare Tony Carello in coppia con Arnaldo Bernacchini. “Miki, guarda che la macchina è laggiù”, mi aveva detto indicandomi la direzione con la mano. L’avevo inquadrata tirando un sospiro di sollievo. Il piazzale era in leggera discesa e, a causa delle pastiglie che si erano raffreddate, il freno a mano aveva perduto d’efficacia. La macchina si era andata ad appoggiare contro il tronco di un albero. Nessun danno, le protezioni anti animali, avevano fatto il loro dovere. Non era finita. Quando andai per aprire la portiera non trovai le chiavi. “Dove sono finite?”. Cercai nelle tasche, niente. “Tiziano, le hai prese tu?”, fu l’inizio di un ping pong delle responsabilità. Intanto passavano i minuti e dovevamo riprendere la marcia per non incappare in una penalizzazione. “Ragazzi, faccio io…”, disse Danilo chiudendo ogni discorso. Tempo trenta secondi e mi potevo riinfilare nell’abitacolo. I cattivi presagi continuavano. La nostra Delta Integrale era irriconoscibile, stava insieme con il filo di ferro dopo oltre quattromila chilometri di pietraie, polvere e guadi. Percorsi ad oltre 125 chilometri all’ora di media. Avevo perfino paura di parlare, sapevo che ormai era fatta, che mi stavo avviando verso un’impresa storica, ma sudavo freddo pensando che anche, negli ultimi metri, sarebbe potuto accadere qualcosa. Anche all’ingresso di Nairobi, a velocità ridotta, controllavo le spie sul cruscotto. Avevo paura che qualcuna si accendesse. Avevo perfino ripensato ai Safari perduti da Sandro Munari, una gara stregata per lui. Bastava un niente, sembra incredibile ma è così. Nell’abitacolo la tensione era ancora altissima nonostante ormai fosse questione di poco. Tiziano continuava a leggere il radar, scandiva le parole in maniera ancora più chiara per azzerare le possibili incomprensioni. Lo sguardo davanti, contagiri e spie, avevo socchiuso gli occhi per avere maggiormente a fuoco tutti i particolari. Proprio come fossimo ancora in prova. Nel centro della capitale del Kenya la gente si era accalcata numerosa lungo la strada. A centinaia, a migliaia, sempre di più. A seguire l’evento dell’anno. E io e Tiziano eravamo là, davanti a tutti. Primi al Safari, i primi italiani. Con una macchina italiana. All’Equatore avevamo conquistato il nostro Everest. Il tetto del mondo. Sulla pedana d’arrivo del Kenyatta Conference Center chiusi gli occhi. Stavo vivendo il momento più bello della mia vita. Era il 4 aprile 1988, lunedì di Pasqua. Gli amici irriducibili, al rientro a Bassano, mi avevano atteso nel solito locale vicino al ponte degli Alpini. “Né la zebra né el leon possono fermar Miki Biasion”, era stato il canto goliardico di saluto. Nei giorni successivi ero andato a Verona a verificare la situazione del ginocchio. Nello stesso tempo Ben Bartoletti mi preparò una tabella per recuperare, in breve tempo, gli oltre sei chili che avevo perduto durante la gara in Africa. Una settimana dopo il rientro in Italia mi chiamò Danilo. “Miki, mi inviti a cena?”, chiese. Era il minimo che potessi fare dopo l’aiuto in Kenya. Nel corso della rimpatriata mi consegnò un pacco. Lo scartai, all’interno c’era un quadro. Una bella cornice, la prima pagina del Nation, il quotidiano di Nairobi. Un titolone, “MiKilimanjaro”, una foto gigante a colori di quella fantastica giornata e, sotto, incollata, la chiave della Delta che avevamo perduto. Danilo l’aveva trovata in mezzo all’erba dopo che eravamo ripartiti. Non lo dimenticherò mai. * Tratto dal libro "Miki Biasion storia inedita di un grande campione" di Miki Biasion e Beppe Donazzan (Giorgio Nada Editore) 4 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
giovanesaggio Inviata October 30, 2018 at 07:28 Share Inviata October 30, 2018 at 07:28 Era un po' che ci giravo attorno, dopo il tuo post l'ho comprato 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
leopnd Inviata November 3, 2018 at 12:56 Share Inviata November 3, 2018 at 12:56 Libidine! 3 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
giovanesaggio Inviata November 5, 2018 at 15:22 Share Inviata November 5, 2018 at 15:22 2 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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