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18. Gran Premio del Brasile - Interlagos [Commenti]


R18

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Il Muflone europeo e il Bighorn americano:

Il Muflone (Ovis musimon) vive in Europa e piú precisamente sulle montagne sarde e corse dove però non risulta nativo. Su queste isole mancano, infatti, reperti fossili di questi animali e si pensa perciò che essi siano stati introdotti dall’uomo a partire da forme semidomestiche di Pecora. In seguito il Muflone è stato introdotto anche in Europa continentale a partire dal XVIII secolo. In particolare se ne trovano popolazioni consistenti in Europa Centrale. Altre introduzioni hanno dato origine a popolazioni stabili di questi animali anche in Cile e negli Stati Uniti.
“Il Muflone oggi non è piú a rischio di estinzione ed è presente in tutta Europa ed è ovunque oggetto di prelievo venatorio. Negli anni ‘30, due personaggi assai noti nel mondo della conservazione (Ghigi e Baldacci) riuscirono a contrabbandare nel Continente alcuni esemplari che immessi prima nelle riserve e poi nel territorio libero oggi sono molto diffusi nella dorsale appenninica e nelle Prealpi. Nella Penisola è specie gestita, ma solo in selezione (come tutti gli ungulati, tranne il cinghiale). Solo in Sardegna (dove vivono piú di 2’000 esemplari) il muflone è ancora specie protetta e a rischio di estinzione a causa del bracconaggio e della competizione con gli allevamenti ovini”. (1)
La Pecora domestica discenderebbe dal Muflone selvatico o da piú specie selvatiche, asiatiche ed europee (Ovis vignei, Ovis ammon, Ovis musimons e Ovis orientalis), addomesticate fin da tempi remoti e ampiamente incrociate e modificate.
“Il Bighorn (Ovis canadensis) o Pecora delle Montagne Rocciose, è una specie di Pecora nordamericana che deve il suo nome alle grossa corna (Bighorn = grande corno) che possono pesare fino a 14 chili, mentre l’intero animale può raggiungere i 140 chili. È una delle tre specie di pecore di montagna del Nordamerica e della Siberia; le altre due sono il Bighorn bianco, Ovis dalli, che comprende le pecore di Dall e di Stone, e la Pecora delle nevi siberiana, Ovis nivicola. Nel 1940 Cowan suddivise la specie in sette sottospecie”. (2)
Duemila anni fa i bighorn erano diffusi in tutti gli Stati Uniti occidentali, il Canada e il Messico settentrionale. Alcuni studiosi ritengono che il loro numero complessivo superasse i due milioni di capi. Tuttavia, attorno al 1900, la caccia, la competizione con le pecore domestiche e le malattie ne avevano ridotto il numero a solo poche migliaia. I progetti di reintroduzione, l’istituzione di parchi naturali e la limitazione della caccia, insieme alla diminuzione della pratica della pastorizia verso la fine della seconda guerra mondiale, hanno però permesso al Bighorn di tornare numeroso. I bighorn vengono cacciati sia per la carne che per le corna, utilizzate nelle cerimonie e come trofei di caccia. Anche da vivi offrono una valida fonte di guadagno, dato che molti turisti sono desiderosi di osservare questi celebri animali nel loro habitat originario.

 

Il Muflone (Ovis musimon)
“Il Muflone misura solo 130 centimetri di lunghezza, per un’altezza al garrese di circa 75 centimetri: il peso varia fra i 25 kg massimi della femmina ai 40 kg dei maschi adulti. Il pelo è ispido e di colore fulvo d’estate e bruno scuro d’inverno, con tonalità grigiastre e nerastre su spalle e collo: il muso, la parte interna delle orecchie, un cerchio perioculare, il ventre, il posteriore e la parte distale delle zampe sono bianchi. Nei maschi spesso è presente una “sella” bianca sul dorso, assente nelle femmine, che sono di colore marroncino. Caratteristica unica dei maschi è la presenza sul cranio di due grosse corna fisse su una base d’osso, che hanno crescita continua con tendenza alla spiralizzazione in senso laterale: le corna del Muflone hanno un alto effetto spettacolare, che rende in particolare i vecchi maschi un trofeo molto ambito dai cacciatori”. (3)
Nelle femmine le corna mancano o sono molto piccole. Il Muflone è l’animale con le corna piú lunghe del pianeta che possono raggiungere i due metri di lunghezza.
Nell’animale sono presenti due mute annuali, una primaverile, piú vistosa, ed una autunnale che fornisce al Muflone un mantello piú folto e generalmente piú scuro; la muta inizia lungo la spina dorsale e si estende poi al resto del dorso e al muso, proseguendo verso il ventre sino al petto.
I mufloni sono animali di montagna, un tempo comuni in quasi tutte le zone adatte delle due grandi isole mediterranee: Sardegna e Corsica. Per avere un’idea del loro numero, basti pensare che all’epoca romana venivano uccisi a centinaia durante le grandi battute. Alla fine del secolo scorso essi erano cosí fortemente ridotti di numero, per quanto riguarda la Sardegna, che si potevano trovare quasi esclusivamente sui rilievi montuosi prossimi alla costa orientale dell’isola. Un tempo vivevano in branchi composti di molti individui guidati da un maschio in buona età; oggi non è facile incontrare branchi che abbiano un numero superiore a dieci. Arrampicati sulle vette piú impervie, mentre alcuni individui montano la guardia, gli altri componenti del branco brucano le erbe e le tenere cime delle piante ed arbusti, specie durante le prime ore del mattino e verso il tramonto. Di sera vanno a rifugiarsi nei canaloni, nelle spaccature, in tutti quei luoghi in cui sarebbe un’impresa ardua scoprirli. Durante il giorno non è facile avvicinarli perché sono sospettosi e dotati di sensi cosí fini che il movimento di una fronda o il franare di un sasso bastano a metterli in allarme ed a farli fuggire. Pur essendo animali che si nutrono soprattutto di erbe, i mufloni sono in grado di mangiare un po’ tutti gli alimenti di origine vegetale. Sono anche capaci di brucare le piante dure e coriacee rifiutate dalla maggior parte degli Ungulati, riuscendo cosí a sopravvivere in habitat particolarmente aridi.
Da ottobre a dicembre, durante il periodo degli amori, i maschi, dopo aver lottato gli uni contro gli altri a colpi di corna, si ripartiscono le femmine e, padroni ognuno di un piccolo harem, se ne stanno per qualche tempo isolati. Dopo ventun settimane dall’accoppiamento, e di solito in aprile, la femmina partorisce uno o al massimo due piccoli che sono quasi immediatamente capaci di succhiare il latte. Dopo breve tempo sono abili quasi quanto i genitori ad arrampicarsi sui greppi piú aspri ed a saltare con estrema agilità di roccia in roccia; verso il quarto mese di vita, se di sesso maschile, hanno un primo accenno di corna, le quali ad un anno raggiungono dimensioni poco lontane da quelle degli adulti. Durante il continuo errare sulle montagne, non è difficile che i mufloni entrino in contatto con qualche branco di pecore, e che tra gli uni e le altre avvengano delle unioni. Questi sono però sempre fecondi e gli ibridi, a loro volta, possono procreare; il nome di questi ibridi era “umber”. In cattività i mufloni, se tenuti in ambiente adatto, vivono senza alcuna difficoltà e possono anche riprodursi.
La speranza di vita dei mufloni maschi è di circa 12 anni, mentre le femmine sono generalmente piú longeve, vivendo infatti anche oltre i 15 anni.

 

Il Bighorn (Ovis canadensis)
“I bighorn, come già detto, devono il nome alle grandi corna ricurve presenti nei maschi. Anche le femmine hanno le corna, ma sono piú corte e meno ricurve. Il loro colore varia dal marrone chiaro al grigiastro e al marrone scuro o cioccolata, mentre il groppone e la parte posteriore di tutte e quattro le zampe sono bianchi. Generalmente i maschi pesano 58-143 kg, sono alti alla spalla 91-100 cm e misurano 180-200 cm dal naso alla coda. Le femmine, invece, pesano 34-85 kg, sono alte 76-91 cm e misurano 140-170 cm di lunghezza. I bighorn delle Montagne Rocciose sono relativamente piú grossi, con maschi e femmine che superano rispettivamente i 230 e i 90 kg di peso. Al contrario, i maschi della Sierra Nevada pesano al massimo 90 kg e le femmine 60 kg.
Le corna dei maschi possono pesare fino a 14 kg, quanto tutte le altre ossa del corpo messe insieme”. (4)
Il Bighorn o Pecora delle Montagne Rocciose vive lungo la parte occidentale della catena da cui prende il nome. Per il Bighorn i ciglioni piú stretti che sovrastano le pareti rocciose sono agevoli sentieri; le buche e le grotte asili sicuri; l’erba saporita un pascolo confacente; e infine le saline appagano una necessità, che lo accomuna a tutti gli altri ruminanti.
“I bighorn delle Montagne Rocciose e della Sierra Nevada occupano le regioni montuose piú fredde del Canada e degli Stati Uniti. Al contrario, i bighorn del deserto sono endemici degli ecosistemi desertici degli Stati Uniti sud-occidentali. I bighorn sono molto suscettibili a certe malattie trasmesse dalle pecore domestiche, come la scabbia e la polmonite; altri fattori di mortalità sono gli incidenti dovuti a frane o a cadute dalle pendici rocciose (prezzo da pagare per vivere su terreni aspri e accidentati). Nonostante tutto, i bighorn sono ben adattati per arrampicarsi su terreni impervi, dove sono al sicuro da predatori come Coyote, aquile reali e Puma. Sono considerati ottimi indicatori ambientali, poiché la specie è molto sensibile a molti sconvolgimenti ambientali causati dall’uomo. Per il loro valore estetico, inoltre, i bighorn sono ritenuti prede molto ambite dai cacciatori. I bighorn si nutrono di erba e di arbusti, soprattutto in autunno e inverno, e leccano sali minerali nelle saline naturali. Le femmine tendono a mangiare e camminare, forse per evitare i predatori e proteggere i piccoli, mentre i maschi sono soliti mangiare per poi fermarsi a ruminare, il che, favorendo una migliore digestione, ne aumenta di conseguenza le dimensioni corporee.
I bighorn vivono in branchi numerosi che generalmente non sono guidati da un unico maschio dominante, a differenza del Muflone, che ha una rigida gerarchia sociale. Prima della stagione della riproduzione, i maschi cercano di raggiungere una posizione di predominio che determina l’accesso alle femmine con cui accoppiarsi. È nel periodo precedente che avvengono i caratteristici combattimenti a cornate tra i maschi, sebbene questo comportamento possa avvenire, seppur in modo piú limitato, anche in altri periodi dell’anno. Le corna dei maschi mostrano di frequente i danni dovuti ai ripetuti scontri. Nelle femmine, invece, vige un preciso ordine gerarchico correlato con l’età. Anche tra di esse, però, possono sorgere combattimenti per raggiungere uno status piú elevato quando entrano a far parte della gerarchia, a 1-2 anni di età. I maschi del bighorn delle Montagne Rocciose impiegano almeno tre differenti strategie di corteggiamento. La piú frequente consiste nel seguire e difendere una femmina in estro. Tale attività comporta un misto di forza e predominio e in tal modo le femmine diventano piú suscettibili nei confronti dei maschi che si prendono cura di loro, ritenendoli di migliore forma fisica. Un’altra tattica è quella di cercare di cacciar via i maschi che difendono le femmine. Queste ultime, però, tendono ad evitare i maschi troppo aggressivi e quindi tale strategia non va quasi mai a buon fine. L’ultima strategia è quella detta “di bloccaggio”. I maschi che la applicano cercano di impedire alle femmine l’accesso ai maschi che se ne prendono cura, perfino quando queste non sono ancora in estro. Il bighorn ha una gestazione di sei mesi. Nei climi temperati il picco degli accoppiamenti si ha in novembre e i piccoli, uno o, piú raramente, due, nascono a maggio. La maggior parte delle nascite avviene durante le prime due settimane della stagione dei parti. Le femmine gravide delle Montagne Rocciose migrano in primavera verso le aree alpine, presumibilmente per partorire in zone lontane dai predatori, ma lontane però anche dai pascoli migliori. I piccoli nati prima hanno maggiori probabilità di sopravvivere di quelli nati piú tardi. Le femmine che partoriscono piú tardi si trovano ad uno stadio precoce dell’allattamento quando il foraggio di migliore qualità inizia a diminuire e di conseguenza non producono latte a sufficienza per garantire la sopravvivenza al piccolo..Alla nascita i piccoli pesano 3,6-4,5 kg e sono in grado di camminare dopo poche ore. Lo svezzamento avviene quando raggiungono i 4-6 mesi di età. La speranza di vita è di 9–12 anni per i maschi e di 10–14 anni per le femmine”.

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Questa volta mi aspettavo qualcosa di più dalle Ferrari, ok... solo da Vettel, visto che Raikkonen sembra di nuovo sparito (forse il motore n. 5 a gestione ridotta?).

Alla fine la rossa è riuscita a stare dietro alle MGP per 2/3 decimi a giro. Considerato che la pista è anche molto corta, è un risultato apprezzabile, anche se c'è moltissimo lavoro da fare per il prossimo anno.

Verstappen l'unico che ha fatto una gara con i controcosi ed ormai sembra lo standard per questo ragazzo. Bravo.

Mah oltre al motore credo che non ci fossero neanche incentivi per tirare di più: insidiare Vettel? Sforzo inutile.

Ha controllato comodamente Bottas facendo peraltro una strategia diversa da quella di Vettel con le coperture. Il compitino serviva e il compitino ha fatto.

Verstappen non mi è piaciuto su Perez: il messiano gli aveva lasciato spazio nella prima parte della S mentre l'olandese ha allargato senza complimenti in uscita, spingendo Perez verso il fuoripista.

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Ma dello "stile" di Arrivabene che ha domanda di Stellina su Raikko risponde parlando della "soddisfazione du fesso" per il fatto di aver portato la Ferrari ad essere l'ultima a pieni giri in gara... ne vogliamo parlare?[emoji23][emoji23][emoji23]

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Gara un po' troppo noiosa. Le Mercedes hanno letteralmente surclassato l'intera compagnia, doppiando fino al quinto, e Rosberg ha battuto ancora una volta il compagno che, adesso, comincia a fare esternazioni un po' strane. "Su questa pista non si riesce a sorpassare, non so gli altri se ci siano riusciti". Si, gli altri ci sono riusciti, Lewis, come ci sono riusciti in tutti questi anni... Nervi più saldi di Nico? "Svogliatezza" di Lewis? Tutte e due le cose? Boh...

Ottime anche le Ferrari, certo non proprio al livello delle Mercedes, ma almeno non sono finite doppiate ed hanno inflitto anche distacchi notevoli. Bravissimo Seb, viste le prestazioni dell'intero weekend ha fatto un lavoro egregio. Non male Kimi, che riesce ad arrivare a traguardo con la vettura sana ed in ottima posizione, anche se ha preso un'eternità dal compagno...

Capitolo doppiati, premettendo che è davvero pazzesco tutto ciò, visto che non mi ricordo proprio in quante gare negli ultimi anni si siano viste solo quattro vetture a pieni giri! Bene pure Bottas, se non sbaglio doppiato alla penultima o ultima curva (quindi abbastanza sfigato :D), visto soprattutto dove si è piazzato Felipe (strano che qui, sulla sua pista di casa e dove è sempre andato forte, abbia faticato così tanto), così come Hulkenberg, che ha resistito benissimo al ritorno di Kvyat. E poi, caspita, sarà arrivato anche decimo, ma non posso non ammettere che se non fosse stato per Verstappen mi sarei annoiato da impazzire. Quel sorpasso caparbio e voluto a tutti i costi su Perez è stato grandioso (e non è stato l'unico), e Max ha una vettura motorizzata Renault, non certo Mercedes come Sergio, quindi significa che ha un piede straordinario. Si, stravedo per lui, ma penso che anche qualche team ci stia facendo un pensierino, se è vero che, stando a quanto ho sentito durante la telecronaca Rai, Mercedes e Ferrari abbiano puntato gli occhi su di lui. Mi auguro davvero che, in questo caso, non lo brucino subito, perché per me è davvero un gran talento.

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Mah, anche lo scorso anno non riuscì a superare Rosberg dopo averlo ripreso cancellando il gap di 7 secondi che aveva

Forse su questo non ha tutti i torti, anche perché un conto è superare questo Rosberg, a parità di macchina...un' altro è superare Perez sulla Force India...senza nulla togliere al messicano, ovviamente

Anche Capelli ha detto in telecronaca che Hamilton sembrava averne di più tra il 20esimo ed il 30esimo giro quando gli stava a meno di un secondo, pur soffrendo del minor carico aerodinamico

Inoltre le gomme distrutte sono un altro segno di quanto appena scritto e forse più di così non poteva fare

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