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Jean Alesi


Nameless Hero

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9 ore fa, 330tr ha scritto:

Rimase un combattente fenomenale con picchi allucinanti e pecche irrisolte. Con Williams sarebbe stata tutta un'altra storia. Purtoppo la stessa non si fa coi se e i ma.

Con Williams sarebbe diventato uno dei tanti. Con la Ferrari non ha mai vinto nulla, ma proprio per questo è entrato nel cuore di tutti :up: Sul momento ci ha perso, però l'affetto dei tifosi se lo porta dietro ancora adesso.

Poi boh, con i se e con i ma non si fa la storia ma io sono abbastanza convinto che se dovesse tornare indietro al 1990 firmerebbe di nuovo con la Rossa:zizi:

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1 ora fa, giovanesaggio ha scritto:

Poi boh, con i se e con i ma non si fa la storia ma io sono abbastanza convinto che se dovesse tornare indietro al 1990 firmerebbe di nuovo con la Rossa:zizi:

Che poi con gli occhi dell'epoca la firma con la Ferrari era la cosa più logica da fare: la Williams stava lottando da due anni per emergere col nuovo propulsore Renault e aveva vinto 4 gare in due anni (di cui due sotto la pioggia), mentre la Ferrari era in lotta per il titolo contro la McLaren di Senna.

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32 minuti fa, wastegate ha scritto:

Si, uno dei tanti campioni del mondo...

Può anche essere :up: Resto comunque dell'idea che con Mansell non avrebbe avuto vita facile. Come, a conti fatti, non l'ha avuta Patrese. Forse però nel '93 non sarebbe arrivato Hill e le cose sarebbero andate diversamente... Chissà:wacko:

6 minuti fa, Andrea Gardenal ha scritto:

Che poi con gli occhi dell'epoca la firma con la Ferrari era la cosa più logica da fare: la Williams stava lottando da due anni per emergere col nuovo propulsore Renault e aveva vinto 4 gare in due anni (di cui due sotto la pioggia), mentre la Ferrari era in lotta per il titolo contro la McLaren di Senna.

Assolutamente, hai ragione.
Anche se comunque all'epoca della firma del precontratto con la Williams (1989? 1990?) l'ultimo mondiale vinto dagli inglesi era abbastanza recente:nonso: Per cui la squadra c'era, andava solo messo a punto il binomio con Renault (cosa non scontata, ovviamente). Sarebbe stato un salto nel vuoto relativo, ecco

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So che in tanti qui non sono d'accordo ma nel 1990 Alesi aveva 2 vantaggi rispetto alla concorrenza, anche delle macchine più competitive: le gomme Pirelli che erano leggermente superiori alle Goodyear e il motore Ford che consumava molto poco. Proprio a Phoenix quest'ultimo dato gli aveva permesso di partire col serbatoio riempito al 90% con conseguente miglior scatto alla partenza e possibilità nei primi giri di scappare via. Aveva sicuramente delle doti, il confronto con Fangio Poltronieri lo fece durante la prima fase del duello con Senna, quando si allargò in una curva per contro attaccare in quella successiva. 

Poi sicuramente la scelta di andare in Ferrari piuttosto che in Williams nel 1991 ha condizionato sia la carriera che i giudizi che si possono trarre su di lui. 

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Io credo che la macchina si sposasse perfettamente al suo stile.

Ehi!, non era l'unico a guidare una Tyrell, né l'unico con un V8 dietro la schiena, né emerse guidando l'avveniristica 019 ad ali di gabbiano, bensì la precedente versione muso basso.

Gli scatti alla partenza fuori dal mondo li fece vedere persino con la scolorita rossa primi '90, non esageriamo con l'esaltare la "discreta" Tyrell. Era l'accoppiata ad essere vincente, non la sola auto in sé, altrimenti Nakajima sarebbe diventato un Sato antelitteram, invece continuò a far (censura).:rolleyes:

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Concordo con chi dice che Alesi, al debutto, avesse un talento fuori dal comune. Questo considerata anche la tarda età alla quale cominciò a cimentarsi nelle competizioni, ed una gavetta non proprio ortodossa (renault 5 turbo...).

Negli anni in cui avrebbe dovuto perfezionarsi si trovò a pilotare cancelli, con una squadra allo sbaraglio e senza riferimenti. L'unico fu Prost, e infatti nel 91 cominciò ad andare meglio copiando gli assetti del compagno. Ma poi il vuoto.

Se avesse pilotato la FW14, e con tutto l'appoggio della Renault alle spalle, sarebbe diventato un grande campione. Ma anche da "acerbo" era tranquillamente al livello di Mansell, ed una spanna sopra Berger e Patrese. 

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8 ore fa, 330tr ha scritto:

Io credo che la macchina si sposasse perfettamente al suo stile.

Ehi!, non era l'unico a guidare una Tyrell, né l'unico con un V8 dietro la schiena, né emerse guidando l'avveniristica 019 ad ali di gabbiano, bensì la precedente versione muso basso.

Gli scatti alla partenza fuori dal mondo li fece vedere persino con la scolorita rossa primi '90, non esageriamo con l'esaltare la "discreta" Tyrell. Era l'accoppiata ad essere vincente, non la sola auto in sé, altrimenti Nakajima sarebbe diventato un Sato antelitteram, invece continuò a far (censura).:rolleyes:

Se la Tyrrel fosse stata solo decente, con l'apporto di quelle gomme e del Ford sarebbe diventata la macchina da battere. Sono d'accordo che la combinazione pilota + macchina conta tantissimo, ma Nakajima non mi sembra un termine di confronto valido.

 

 

6 ore fa, wastegate ha scritto:

Concordo con chi dice che Alesi, al debutto, avesse un talento fuori dal comune. Questo considerata anche la tarda età alla quale cominciò a cimentarsi nelle competizioni, ed una gavetta non proprio ortodossa (renault 5 turbo...).

Negli anni in cui avrebbe dovuto perfezionarsi si trovò a pilotare cancelli, con una squadra allo sbaraglio e senza riferimenti. L'unico fu Prost, e infatti nel 91 cominciò ad andare meglio copiando gli assetti del compagno. Ma poi il vuoto.

Se avesse pilotato la FW14, e con tutto l'appoggio della Renault alle spalle, sarebbe diventato un grande campione. Ma anche da "acerbo" era tranquillamente al livello di Mansell, ed una spanna sopra Berger e Patrese. 

Arrivò in F1 a 25 anni, e fece il suo primo campionato intero a 26. Per l'epoca era un'età accettabile (non paragonible ad oggi dove piloti approdano nella massima serie a 20 anni con esperienza limitata nelle formule propedeutiche).

Sulla questione del talento era molto combattivo, come velocità pura ho qualche dubbio, e probabilmente aveva qualche lacuna nella messa a punto della vettura. 

In ogni caso mancano le controprove, in Williams avrebbe potuto emergere definitivamente o essere stritolato da Mansell (quello del 1992 era fuori concorso per tutti)

 

 

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7 ore fa, Carlomm73 ha scritto:

Arrivò in F1 a 25 anni, e fece il suo primo campionato intero a 26. Per l'epoca era un'età accettabile (non paragonible ad oggi dove piloti approdano nella massima serie a 20 anni con esperienza limitata nelle formule propedeutiche).

Sulla questione del talento era molto combattivo, come velocità pura ho qualche dubbio, e probabilmente aveva qualche lacuna nella messa a punto della vettura. 

In ogni caso mancano le controprove, in Williams avrebbe potuto emergere definitivamente o essere stritolato da Mansell (quello del 1992 era fuori concorso per tutti)

 

 

Per l'età di debutto in F1 ok, ma io intendevo il fatto che avesse iniziato col karting a 16 anni e che poi avesse partecipato a categorie non formulistiche. Le lacune se le é portate dietro da li, secondo me.

Il confronto con Mansell lascia il tempo che trova, due generazioni diverse..ma la pasta era molto simile, due combattenti puri, magari non veloci come Senna e Prost (se non a sprazzi) ma superiori al resto dello schieramento dell'epoca, almeno fino all'avvento del kaiser.

 

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16 ore fa, Carlomm73 ha scritto:

...ma Nakajima non mi sembra un termine di confronto valido.

Invece il compagno di squadra è un termine di paragone validissimo!!

1989, Lotus (macchina giudicata pessima), Piquet 22 punti Nakajima 3

1990, Tyrrell (discreta, ripeto, a mio parere. Il Ford era il motore base.) Alesi 13, Nakajima 3.

Al netto del valore assoluto dei punti, che a quei livelli arrivavano quasi per puro caso, si nota che la Tyrrell non era certo questo "mostro".

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  • 10 months later...

"Prima variante, uno dei punti più caldi. L'urlo acuto del V12 lanciato in pieno all'uscita della Parabolica annuncia l'arrivo della Ferrari. 
La frenata è violentissima (la Rossa tocca i 343 alla staccata), l'inserimento è da leggenda, l'uscita semplicemente acrobatica. La volontà di un pilota contro le leggi della fisica che lo vorrebbero sparare fuori pista. 
A confronto, Hill sembra andare a passeggio. Ma non c'è niente da fare, per Damon, per la Williams, per tutti. 
Un boato di folla segnala che Jean è sceso a 1'23"844. E' fatta, è la prima pole della carriera, la 112° della squadra. Berger è poco più sotto,134 millesimi. Dopo diciannove anni, da quel '75 di Lauda e Regazzoni, la prima fila di Monza è tutta rossa".

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  • 1 year later...

GP del Belgio 2000 a Spa-Francorchamps.

Jean Alesi parte 17°, ma azzecca la scelta delle gomme in partenza, e  al nono giro è addirittura 4°. Mantiene la posizione fino al diciottesimo giro, poi scende al 10° posto, altra rimonta che lo porta al 5° posto al trentesimo giro.

Poi, come sempre accade in quel 2000, la Prost-Peugeot lo lascia a piedi.

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  • 3 months later...

«Io mi sono battuto e sbattuto per la Ferrari per cinque lunghi anni. Quando mi andava bene, forse arrivavo terzo. Però, non mi sono mai arreso. Può essere demoralizzato Vettel, che è a fine contratto e nemmeno sa se troverà un’auto per l’anno prossimo. Ma Leclerc proprio no. Chi guida una monoposto deve crederci sempre, a prescindere dalla qualità della macchina. Solo così in una scuderia, figuriamoci poi in Ferrari, il driver può trasformarsi in valore aggiunto. Charles ha già mostrato il suo talento. Deve semplicemente ricordare a se stesso che un pilota non ha diritto alla rassegnazione. Mai. La Ferrari ha investito su di lui. Lo ha fatto crescere nelle categorie minori, lo ha lanciato in Formula Uno, lo ha messo sotto contratto fino al 2024, un evento senza precedenti nella storia del Cavallino. Ora spetta a lui ricambiare, contribuendo alla rinascita»

«In cinque stagioni vinsi appena un Gran Premio. Eppure, non mi sono mai pentito. Spero per Leclerc che l’epilogo sia diverso, ci mancherebbe altro. A parte i tempi eroici dei Nuvolari è stato sempre così, chi non ha la macchina non vince. In ogni caso la Ferrari risalirà. Io non ho conquistato il mondiale, ma non ho rimpianti, è stato un onore fare parte della squadra. Mi sostituì Schumi, che è stato il più grande di tutti».

 

 

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  • 8 months later...
  • 2 months later...
  • 1 month later...

[..] Un altro pezzo di Ferrari, solo un motore, in Giappone giunge sesto montato su di un telaio Sauber. Roba svizzera fino a un certo punto, perché di solito si rompe. Al volante del marchingegno c’è un piccoletto dagli occhi azzurri. Un tipo piuttosto iracondo che al volante di monoposto improbabili riesce a fare cose impossibili. Si chiama Jean Alesi e ha sangue di Trinacria diluito nelle acque della Loira. È cresciuto ad Avignone. Quando i francesi ci portano via papi e piloti, poi li fanno crescere lì, in cattività. [..]

Pugile crepuscolare, farfalla d’inverno, guerriero di ghiaccio quando l’estate è ormai alle porte. Sì, il Jean che va a correre nel ’98 per la Sauber perché non trova di meglio. L’ex enfant prodige cresciuto e divenuto d’un tratto uomo senza illusioni. Con gli occhi azzurri ora cerchiati da rughine a ragnatela, coi capelli pronti a diventare fili stanchi della vita.

Uno che in testa ha i ricordi che, spietati, premono sui sogni, schiacciandoli col martello del realismo duro e maturo. Lo sa benissimo, il Jean che giunge sesto a Suzuka con la Sauber. È consapevole che quel punticino è un latte della vecchiaia e nient’altro. Sa che non vincerà un titolo mondiale, sa che il Gran Premio del Canada 1995 resterà il solo da lui vinto, sa che sarà dura anche tornare sul podio, un giorno. Sa che la Formula 1 per uno col suo passato, è una promessa di ieri che adesso corre lontana, una barchetta di carta sull’acqua, con la quale giochi, giochi, poi lei fugge e ti pianta lì.

Ma a Jean, a questo Jean, la cosa non importa più di tanto. Quando ha un volante tra le mani o un microfono appoggiato al mento reagisce d’istinto, come sempre. È meravigliosamente incontrollabile e romanticamente imprevedibile. Quando parla e quando guida è solo azione, eroico furore, impeto dionisiaco allo stato puro. A noi quest’uomo piace così, piace adesso più di prima, perché comunque vada non si arrenderà mai, perché anche senza Ferrari combatte, guida da Dio, si agita, ci prova sempre e a volte ci riesce. Piace perché non è decaduto anche se sa di essere decadente. Dal setaccio del destino, che con gli anni gli ha tolto sogni, giorni di test a disposizione, qualche zero nello stipendio e alcuni cavalli dal motore, è sfuggita la cosa più bella. La voglia di continuare ad essere Jean Alesi.

(Mario Donnini, AutoSprint eXtra, dicembre 1999)

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14 hours ago, sundance76 said:

[..] Un altro pezzo di Ferrari, solo un motore, in Giappone giunge sesto montato su di un telaio Sauber. Roba svizzera fino a un certo punto, perché di solito si rompe. Al volante del marchingegno c’è un piccoletto dagli occhi azzurri. Un tipo piuttosto iracondo che al volante di monoposto improbabili riesce a fare cose impossibili. Si chiama Jean Alesi e ha sangue di Trinacria diluito nelle acque della Loira. È cresciuto ad Avignone. Quando i francesi ci portano via papi e piloti, poi li fanno crescere lì, in cattività. [..]

Pugile crepuscolare, farfalla d’inverno, guerriero di ghiaccio quando l’estate è ormai alle porte. Sì, il Jean che va a correre nel ’98 per la Sauber perché non trova di meglio. L’ex enfant prodige cresciuto e divenuto d’un tratto uomo senza illusioni. Con gli occhi azzurri ora cerchiati da rughine a ragnatela, coi capelli pronti a diventare fili stanchi della vita.

Uno che in testa ha i ricordi che, spietati, premono sui sogni, schiacciandoli col martello del realismo duro e maturo. Lo sa benissimo, il Jean che giunge sesto a Suzuka con la Sauber. È consapevole che quel punticino è un latte della vecchiaia e nient’altro. Sa che non vincerà un titolo mondiale, sa che il Gran Premio del Canada 1995 resterà il solo da lui vinto, sa che sarà dura anche tornare sul podio, un giorno. Sa che la Formula 1 per uno col suo passato, è una promessa di ieri che adesso corre lontana, una barchetta di carta sull’acqua, con la quale giochi, giochi, poi lei fugge e ti pianta lì.

Ma a Jean, a questo Jean, la cosa non importa più di tanto. Quando ha un volante tra le mani o un microfono appoggiato al mento reagisce d’istinto, come sempre. È meravigliosamente incontrollabile e romanticamente imprevedibile. Quando parla e quando guida è solo azione, eroico furore, impeto dionisiaco allo stato puro. A noi quest’uomo piace così, piace adesso più di prima, perché comunque vada non si arrenderà mai, perché anche senza Ferrari combatte, guida da Dio, si agita, ci prova sempre e a volte ci riesce. Piace perché non è decaduto anche se sa di essere decadente. Dal setaccio del destino, che con gli anni gli ha tolto sogni, giorni di test a disposizione, qualche zero nello stipendio e alcuni cavalli dal motore, è sfuggita la cosa più bella. La voglia di continuare ad essere Jean Alesi.

(Mario Donnini, AutoSprint eXtra, dicembre 1999)

Numero di Autosprint che custodisco gelosamente, stagione veramente pazza quella.

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  • 4 weeks later...
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