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IndyCar 2015 - Round 06 500 Miglia di Indianapolis [Ovale-Triple Crown]


Andrea Gardenal

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Una domanda...

Quando vivevo lì nel 1998 non v'era dubbio che la Nascar non potesse scalfire la formula regina Americana ...

 

Ma durante i commenti ad inizio gara se non erro ho sentito che la Nascar è molto più ricca attualmente della INDY ...

Cioè ingaggi, sponsor, piste, biglietti, team... spendono molto di più nella nascar che in INDY?

questo è pazzesco!!! Va ben che il mondo cambia... ma non al contrario!!!

ahahaha

Tra poco in america vinceranno i TRUCK!  :wacko:  :wacko:  :wacko: 

Modificato da JoeBlack
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Ma durante i commenti ad inizio gara se non erro ho sentito che la Nascar è molto più ricca attualmente della INDY ...

Cioè ingaggi, sponsor, piste, biglietti, team... spendono molto di più nella nascar che in INDY?

La quantità  di denaro che circola in nascar è infinitamente superiore.

 

I motivi? Tanti e complessi, che secondo me potrebbero essere argomento di uno o più libri. E in tutto questo i motori c'entrano fino ad un certo punto, forse c'è più bisogno di uno psicologo o di un sociologo per capire l'evoluzione del pensiero degli americani a proposito di nascar e IndyCar

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La quantità  di denaro che circola in nascar è infinitamente superiore.

Tanto per parlare di cifre, l'anno scorso Verizon (telecomunicazioni) ha siglato con la INDYCAR un contratto avente valenza decennale dal valore complessimo di 100 milioni di dollari.

 

Il contratto originale della Nextel/Sprint (telecomunicazioni) siglato con la NASCAR aveva un valore di 750 milioni di dollari per 10 anni, poi rinegoziato al ribasso nel 2011 fino a 50 milioni di dollari all'anno.

 

La cifra richiesta dalla NASCAR a chi volesse diventare il title sponsor della categoria dopo il 2016, anno in cui scadrà  il contratto con Sprint, è pari ad UN MILIARDO di dollari per 10 anni, 10 volte il valore del contratto che lega Verizon e INDYCAR

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La quantità  di denaro che circola in nascar è infinitamente superiore.

 

I motivi? Tanti e complessi, che secondo me potrebbero essere argomento di uno o più libri. E in tutto questo i motori c'entrano fino ad un certo punto, forse c'è più bisogno di uno psicologo o di un sociologo per capire l'evoluzione del pensiero degli americani a proposito di nascar e IndyCar

 

Psicologi e Sociologi ci capiscono poco anche loro. L'America, o meglio specifichiamo US, giuro che è profondamente diversa da stato a stato, da città  a città .

Ma non parlo di robetta tra Milano e Torino o tra Roma e Napoli ... Noi in "Biodiversità " permettetemi il termine, serve a rendere l'idea, li battiamo solo sulle lingue (dialetti) differenti ...

 

Sono stili di vita, mentalità , obiettivi, ragionamento, comportamento, educazione ... tutto, veramente tutto, molto differente.

 

Quello che mi stupisce sempre di loro è l'attacamento al loro paese e li invidio seriamente. Farebbe comodo e decisamente bene all'Italia esser così uniti e diciamocelo nazionalisti, nel senso buono ovviamente...

FINE OT

 

Detto questo, mi stupisce e non poco, da sempre, il loro atteggiamento su quello che loro chiamano "Entertainment" ... profondamente differente da noi.

E' continuamente e perennemente sotto studio ... da un anno all'altro le cose li cambiano repentinamente.

La INDY/CART rispetto alla NASCAR ne è un esempio, direi MASSICCIO ... almeno da quando vivevo li ad oggi.

E sinceramente non ne capisco i motivi ...

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Io tutti questi misteri non li vedo, ne abbiamo parlato tante volte. L'IndyCar, ieri come oggi, si trova a sgomitare in un ambiente molto competitivo in termini di televisione, sponsor, marketing e quant'altro. In un paese fortemente nazionalistico come gli USA c'è stata una lenta scomparsa dei piloti americani: ritirati Foyt, Andretti, Unser e tutta la truppa che era in giro almeno dagli anni '70, di nomi pesanti erano rimasti solo Al Unser Jr. e Michael Andretti. Poi arriva Tony George, gli nega Indianapolis e fa incazzare mezzo mondo. Unser dopo il titolo sfiorato nel '96 non ha più combinato niente, Andretti non è quasi più stato in lotta per il titolo, chi rimaneva? Vasser? Herta? bravi piloti, Jimmy è un super personaggio, ma non erano fuoriclasse in grado di incendiare le folle. In più non correvano a Indianapolis, quindi... Dall'altra parte c'è una lega in fortissima espansione (IndyCar divisa o meno perchè la Nascar stava già  crescendo in modo esponenziale), con soli piloti americani, che inizia a visitare tutto il paese e non più solo il sud. L'imponente macchina del marketing marcata France fa il resto, convincendo l'America che i loro sono i piloti più forti del mondo e..."everything else is just a game". Poi uno si guarda l'IRL voluta da George e Barnhart, coi piloti sempre in pieno, la paragona alle stock car, che a Indianapolis a momenti scalano marcia in curva 1 (tradotto: c'è da guidare) e si prendono a sportellate cacciandosi fuori ogni dieci giri, cosa che per ovvie ragioni le ruote scoperte non possono fare. Al che lo spettatore medio dice "questi sono dei duri, quelli sono dei fighetti", vagli a spiegare che l'IndyCar è comunque dieci volte più pericolosa della Nascar o che c'è un abisso tecnologico tra le due auto. Non ascoltano, non gliene frega niente e ormai in America Nascar è sinonimo di automobilismo, come lo è la f1 in Italia.

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Io tutti questi misteri non li vedo, ne abbiamo parlato tante volte. L'IndyCar, ieri come oggi, si trova a sgomitare in un ambiente molto competitivo in termini di televisione, sponsor, marketing e quant'altro. In un paese fortemente nazionalistico come gli USA c'è stata una lenta scomparsa dei piloti americani: ritirati Foyt, Andretti, Unser e tutta la truppa che era in giro almeno dagli anni '70, di nomi pesanti erano rimasti solo Al Unser Jr. e Michael Andretti. Poi arriva Tony George, gli nega Indianapolis e fa incazzare mezzo mondo. Unser dopo il titolo sfiorato nel '96 non ha più combinato niente, Andretti non è quasi più stato in lotta per il titolo, chi rimaneva? Vasser? Herta? bravi piloti, Jimmy è un super personaggio, ma non erano fuoriclasse in grado di incendiare le folle. In più non correvano a Indianapolis, quindi... Dall'altra parte c'è una lega in fortissima espansione (IndyCar divisa o meno perchè la Nascar stava già  crescendo in modo esponenziale), con soli piloti americani, che inizia a visitare tutto il paese e non più solo il sud. L'imponente macchina del marketing marcata France fa il resto, convincendo l'America che i loro sono i piloti più forti del mondo e..."everything else is just a game". Poi uno si guarda l'IRL voluta da George e Barnhart, coi piloti sempre in pieno, la paragona alle stock car, che a Indianapolis a momenti scalano marcia in curva 1 (tradotto: c'è da guidare) e si prendono a sportellate cacciandosi fuori ogni dieci giri, cosa che per ovvie ragioni le ruote scoperte non possono fare. Al che lo spettatore medio dice "questi sono dei duri, quelli sono dei fighetti", vagli a spiegare che l'IndyCar è comunque dieci volte più pericolosa della Nascar o che c'è un abisso tecnologico tra le due auto. Non ascoltano, non gliene frega niente e ormai in America Nascar è sinonimo di automobilismo, come lo è la f1 in Italia.

 

Al che lo spettatore medio dice "questi sono dei duri, quelli sono dei fighetti"

...grande frase rimarrà  negli annali ... e vale per molte categorie ... :)

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