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Scott Dixon


Andrea Gardenal

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  • 4 weeks later...
Scott Dixon è un predestinato, una sorta di bambino prodigio dell’automobilismo in pista fin da giovanissimo, perche i suoi genitori sono molto attivi nel mondo delle corse su terra, sia dietro il volante che come organizzatori. Per Scott però prefigurano una carriera in pista e fin da subito il neozelandese si mette in luce sul kart, effettuando poi un precocissimo passaggio alle auto. Già  a tredici anni infatti riceve una speciale licenza per disputare la sua prima corsa con vetture turismo, facendo scalpore quando la sua auto finisce rovesciata a Pukekohe. Dopo questa prima traumatica esperienza Scott passa, vincendo, un po’ per tutte le categorie propedeutiche che Australia e Nuova Zelanda possono offrire: Formula Vee, Super Vee, F.Ford e F.Holden, campionato in cui corrono vecchie vetture di F.3000. Trovati i giusti finanziamenti per Scott il passo successivo è l’America. Nel 1999 si accasa infatti  nel team IndyLight di Stefan Johansson che, intuito il talento del ragazzo, sarà  da lì in poi il suo manager. Alla prima stagione Scott, ancora diciottenne, si segnala tra i piloti più promettenti, vincendo una corsa sull’ovale di Chicago, mostrando grande adattamento. La stagione successiva Johansson fa accasare il suo protetto nello junior team di Bruce McCaw, titolare in CART del team PacWest. Il 2000 per Dixon è un anno trionfale in cui conquista 6 vittorie e porta a casa il titolo con grande anticipo, convincendo i titolari della squadra a puntare su di lui per la stagione CART che va a cominciare.
 
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Campione F.Holden nel 1998
 
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Campione IndyLights 2000, qui a Fontana insieme a Townsend Bell e Tony Renna
 
Nel 2001 Dixon esordisce quindi nella CART al posto di Mark Blundell, che si prende un anno sabbatico. Nella battaglia per il titolo di rookie of the year Scott se la vede con Bruno Junqueira, fresco campione F.3000 accasatosi da Ganassi al posto di Montoya. Il confronto è equilibrato ma è il neozelandese ad arrivare per primo alla vittoria, trionfando a Nazareth alla terza corsa della stagione quando un’ottima strategia gli permette di evitare l’ultimo rifornimento. Scott è poi bravo nel finale a contenere gli attacchi di un velocissimo Kenny Brack, diventando a 20 anni il più giovane vincitore di una corsa sanzionata CART. Fin dalla prima stagione, seppur coinvolto in diversi contatti, Dixon mette in mostra grande maturità  e concretezza, segnando punti con costanza e riportando il team PacWest a posizioni viste solo nel ‘97. Per ¾ di stagione infatti Scott si mantiene ai margini della top 5 in classifica. Non è spettacolare e non conquista pole a raffica, ma è solido e quando il mezzo lo assiste porta sempre a casa il risultato, mentre Junqueira è coinvolto in numerosi incidenti al volante della ben più competitiva Lola-Toyota del team Ganassi. A fine stagione Dixon, molto più competitivo del compagno Gugelmin, può contare su 10 arrivi in top ten (tra cui un podio a Milwaukee), che gli valgono l’ottavo posto in classifica e il titolo di rookie of the year.
 
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All’inseguimento di Andretti a Road America
 
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Scott e il compagno di team Mauricio Gugelmin
 
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Alla guida della Reynard-Toyota a Surfers Paradise
 
Nel 2002 Scott è ovviamente confermato nel team PacWest, che schiera una Lola-Toyota nelle prime tre corse della stagione, prima di chiudere i battenti per mancanza di fondi. La CART non può però permettersi di lasciare a spasso il suo giovane più promettente e Chip Ganassi decide, supportato dalla Toyota, di mettere in campo una terza vettura per Scott, che va ad affiancare Junqueira e Brack. Il pilota neozelandese riprende dove aveva lasciato, marcando punti quasi a ogni corsa. Mentre Brack affronta una stagione molto deludente e da assoluto favorito finirà  per portare a casa una sola vittoria, Junqueira è la punta della squadra, vince due corse e ottiene diversi podi anche se il discorso campionato è chiuso con largo anticipo da un grande Cristiano Da Matta. Dixon fatica a tenere il passo del brasiliano, non riuscendo a fare il salto di qualità  atteso. Dopo i numerosi piazzamenti iniziali la seconda parte di stagione è caratterizzata da problemi meccanici e incidenti che lo relegano a un deludente tredicesimo posto, con la piazza d’onore di Denver come miglior risultato.
 
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Test invernali col team PacWest
 
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Livrea Coors a Denver, dove chiude secondo
 
Dopo aver tastato il terreno nelle stagioni precedenti, nel 2003 Ganassi decide di trasferire tutta la sua operazione nel campionato IRL, schierando due G-Force-Toyota per il confermato Scott Dixon e Tomas Scheckter. La squadra decide infatti di interrompere anzi tempo il rapporto con Brack, che torna al team Rahal mentre Junqueira preferisce rimanere in ChampCar e passa al team Newman Haas. Nella prima corsa di Homestead Dixon parte in mezzo al gruppo, ma dopo una prima fase di studio inizia la sua rimonta. A metà  gara conquista il comando durante una sosta e non lo molla più, precedendo De Ferran e Castroneves sul traguardo per la sua prima vittoria, all’esordio, in IRL. Le corse successive non sono altrettanto positive: a Phoenix rompe il cambio mentre conduce i primi giri mentre a Motegi è coinvolto in un brutto incidente con Kanaan. Al suo esordio a Indianapolis, il neozelandese è frenato da problemi elettrici, commettendo poi un brutto errore quando perde il controllo della vettura durante una neutralizzazione e colpisce il muretto box. Nelle corse successive però le cose cominciano a girare: Scott domina letteralmente a Pikes Peak e Richmond, mettendo poi insieme numerosi piazzamenti che lo fanno entrare nella lotta per il titolo. A St Louis domina ancora ma è bloccato da un guasto al cambio. Data la giovane età  la sua concretezza sorprende tutti, cominciando a valergli il soprannome di “Ice manâ€. Nel finale di stagione, i due secondi posti consecutivi di Chicago e Fontana gli permettono di agganciare Castroneves in vetta alla classifica in vista dell’ultima corsa in Texas. Quando Helio e Kanaan vengono a contatto, Scott controlla la situazione dietro De Ferran, con la corsa sospesa per l’incidente di Brack e Scheckter. A 23 anni Scott Dixon è quindi campione IRL. La gioia per lui e la squadra dura però pochi giorni. Al termine di una stagione inconcludente e zeppa di incidenti, Ganassi lascia libero Scheckter ingaggiando Tony Renna, promessa americana ben comportatosi alla guida di una Dallara del team Kelley. Renna, amico e compagno di Dixon ai tempi del team PacWest in IndyLights, sale per la prima volta sulla vettura del team Ganassi in una fredda giornata di autunno a Indianapolis. Dopo alcuni giri, forse per un cedimento meccanico o una foratura, la sua vettura scarta sull’erba all’ingresso di curva 3, colpendo poi il muro e le reti di contenimento. L’impatto devastante non lascia scampo al pilota americano. 
 
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Vittoria al debutto a Homestead
 
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Campione 2003
 
Per il 2004 al fianco di Dixon viene quindi scelto Darren Manning, reduce da una buona stagione d’esordio in ChampCar. Nelle prime tre corse il team Ganassi si dimostra molto competitivo: a Homestead Scott rimonta da centro gruppo ed è l’unico a tenere il passo delle Penske, commettendo però un errore terribile quando perde il controllo entrando in pit lane, andando a colpire violentemente la testa del muretto. Le protezioni fanno il loro dovere e il neozelandese esce incolume dalla G-Force distrutta. A Phoenix si ripete lo stesso copione ma questa volta Dixon non fa errori, pressando a lungo Kanaan senza però trovare un varco e chiudendo secondo. A Motegi si frattura una gamba in un brutto incidente nelle prove, riuscendo comunque a disputare la corsa, che chiude quinto. Con il passaggio ai motori 3 litri il team Ganassi entra in un lungo periodo di mediocrità , non riuscendo ad affacciarsi davanti neanche negli ovali corti, a differenza della Penske. Segue una lunga sequenza di corse inconcludenti, in cui Scott colleziona piazzamenti nella parte bassa della top ten, non correndo a Milwaukee dopo un brutto incidente nelle qualifiche. Manning invece, molto aggressivo ma troppo spesso coinvolto in incidenti, riesce a portarsi di tanto in tanto nelle posizioni che contano. Dopo Homestead Dixon prova per la prima volta la Williams F1 a Le Castellet. Sir Frank, sempre interessato ai talenti d’oltreoceano, è curioso di provare il neozelandese, che vive questa possibilità  con grandi aspettative. Dopo l’incidente di Renna, Scott non sembra più così a suo agio in IRL e un passaggio in F1 sarebbe l’ideale per il proseguo della sua carriera. In Francia Dixon si comporta molto bene, tenendosi a pochi decimi da Ralf Schumacher e risultando più veloce di Gené. Scott firma un precontratto e il posto lasciato libero nel 2005 da Montoya sembra suo. Qualche settimana più tardi, un secondo test a Barcellona raffredda un po’ gli entusiasmi, con la Williams che rimane in bilico per mesi sulla scelta da fare. Pressato da Ganassi che fissa nella metà  stagione il termine ultimo per prolungare il contratto, Dixon decide di rimanere in America. La stagione va avanti senza sprazzi significativi, con il campione in carica che chiude solo decimo in classifica.
 
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Il numero 1 non porterà  fortuna
 
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Quinto a Motegi con il perone fratturato
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Il 2005 se possibile è per lunghi tratti una stagione peggiore della precedente. Il team Ganassi schiera tre G-Force-Toyota, affiancando a Dixon e Manning il debuttante Briscoe. Sarà  proprio quest’ultimo l’unico a mettersi in mostra in qualche occasione, senza però mai riuscire a portare a casa risultati concreti, a causa di numerosi incidenti. Per Dixon una stagione insulsa, piena di errori frutto della frustrazione e incidenti, in cui riesce a mettere insieme solo 5 arrivi in top ten. Scott può però contare su un contratto appena firmato e anche Ganassi capisce che senza un motore Honda, o al limite Chevrolet, non si va da nessuna parte. A farne le spese è Manning, appiedato a metà  stagione per far spazio a Jaques Lazier sugli ovali e a Giorgio Pantano sugli stradali. A Watkins Glen, dopo il bruttissimo incidente di Briscoe a Chicago, un lampo illumina una stagione disastrosa. Pantano piazza la sua vettura in prima fila, ma è Dixon a compiere un capolavoro, passando uno a uno i suoi avversari e tornando alla vittoria dopo oltre due anni.
 
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Foto di rito a Indy. In gara sarà  coinvolto in un incidente con Richie Hearn
 
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Ritorno alla vittoria a Watkins Glen
 
Nel 2006 Ganassi fa di tutto per mettere le mani sui motori Honda, ingaggiando anche il neo campione Dan Wheldon. Quando però Toyota e Chevrolet ufficializzano il ritiro, tutti hanno “diritto†al motore giapponese. Fin dalla prima corsa di Homestead Chip mette le cose in chiaro, con Wheldon che ottiene una perentoria affermazione avendo la meglio sulle Penske. Dixon invece chiude quinto col giro più veloce. Quello tra Scott e Wheldon è un rapporto difficile, di grande competizione interna. Il neozelandese fatica ad accettare la figura ingombrante di un pilota che vince al primo colpo guidando in un modo aggressivo, perennemente sul filo del sovrasterzo. Nel 2006 il rapporto rimarrà  teso, con anche qualche ruotata, ma col tempo i due impareranno a convivere, diventando grandi amici soprattutto dopo il passaggio di Wheldon al team Panther. A St Pete Dixon chiude secondo dietro Castroneves, dopo aver corso quasi tutta la gara con il musetto a penzoloni. àˆ poi nono per un errore strategico a Motegi, mentre a Indy parte in seconda fila e chiude sesto, non riuscendo a inserirsi nella battaglia finale dopo aver anche scontato una penalità  per blocking nell’ultimo quarto di corsa. In una stagione in cui una vettura Penske o Ganassi garantisce quasi sempre un arrivo tra i primi 4, Scott è secondo in Texas e ottiene la seconda vittoria di fila al Glen, in condizioni difficili a causa della pioggia. Il punto debole del team Ganassi in questa stagione sono però gli ovali corti, in cui Dixon e Wheldon sono quasi inesistenti rispetto ai piloti Penske. Una seconda vittoria a Nashville, frutto anche della strategia, tiene in corsa Dixon, che però è frenato da due gare sfortunate: a Michigan perde un giro quando rimane a secco in pista; a Sonoma domina letteralmente, ma un problema all’ultima decisiva sosta gli nega un successo certo, facendolo chiudere solo quarto. Con quella vittoria Scott si sarebbe presentato in testa all’ultima corsa di Chicago, che affronta invece da quarto in classifica, con 20 punti di distacco da Castroneves. Dixon chiude la gara secondo a un soffio da Wheldon, ma il titolo va comunque a Sam Hornish. A inizio stagione Scott si toglie la soddisfazione, insieme a Wheldon e Casey Mears, di andare a vincere la 24 ore di Daytona, la prima di una lunga serie per Chip Ganassi. 
 
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Seconda vittoria al Glen. Nel 2006 il team Ganassi usa ancora la Panoz G-Force sugli stradali
 
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Contendenti al titolo 2006
 
Nel 2007 Ganassi si presenta ancora più agguerrito rispetto alla stagione precedente, dominando le prime corse. Wheldon trionfa a Homestead e Kansas mentre il compagno raccoglie un terzo e un quarto posto, quest’ultimo a causa di una evitabile penalità . La facilità  di questi successi innesca una polemica sul team, accusato di usare ali flessibili. A St Pete va in scena una replica di quanto accaduto nel 2006, con Castroneves che controlla Scott per tutta la corsa. A Indianapolis è invece il team Andretti-Green a dominare, con Ganassi un po’ in difficoltà . Wheldon, mai realmente in lotta per la vittoria, è coinvolto in un incidente nel finale mentre Dixon adotta la stessa tattica di Franchitti, evitando l’ultimo rifornimento sperando nella pioggia, che puntualmente arriva regalando a Scott un secondo posto. Nelle corse successive Franchitti è bravo e fortunato a capitalizzare sulla sfortuna altrui. Dixon è infatti coinvolto incolpevolmente in un maxi incidente in Texas, mentre in Iowa dopo aver fatto la pole è subito fermo per problemi elettrici. Dopo il podio di Richmond, inizia la grande rimonta di Scott, che nelle gare successive recupera oltre 50 punti a Franchitti, a cominciare da Watkins Glen, dove vince per la terza volta consecutiva costringendo all’errore Castroneves e controllando lo scozzese. Si prosegue con la seconda vittoria consecutiva a Nashville, in cui Dixon va in testa con uno spettacolare sorpasso su Franchitti e Wheldon, prendendo il largo nel traffico, per poi trionfare ancora a Mid Ohio, dove grazie a migliori doti di risparmio supera lo scozzese e il poleman Castroneves durante le soste vincendo la terza corsa di fila. I duellanti subiscono una battuta d’arresto a Michigan, dove sono entrambi coinvolti nel maxi incidente che fa fuori mezza griglia, per poi scontrarsi ancora in Kentucky, dove Dixon chiude secondo recuperando ancora su Franchitti, solo settimo al traguardo. Le corse successive vedono un’incredibile escalation di tensione. A Sonoma Franchitti domina, con Kanaan che gli copre le spalle dagli attacchi di Dixon e Castroneves. Il neozelandese riesce però a ritardare più di tutti ogni sosta, insidiando il duo di testa. Proprio quando Franchitti sembra avviato a vincere si tocca però con Marco Andretti, che uscendo dai box non da strada al capo squadra, danneggiandogli l’ala anteriore. Nella ripartenza successiva Dixon ha vita facile nel passare lo scozzese, andando a vincere davanti a Castroneves e conquistando la testa campionato, con Franchitti che chiude terzo difeso oltre ogni limite da Kanaan. Nell’appuntamento successivo di Detroit, Castroneves parte in pole ma butta la vittoria alle ortiche con una tattica suicida, lasciando campo libero a Franchitti e Dixon. I due battagliano per tutta la gara ma all’ultima sosta il neozelandese ha la meglio sul rivale e lo precede ancora quando nelle ultime battute cerca di passare Buddy Rice, che va avanti ormai solo con i fumi dell’etanolo. In un estremo tentativo di sorpasso, Dixon e l’americano entrano in contatto col neozelandese che, volontariamente o meno, termina la propria carambola su Franchitti, che aiutato dai commissari riesce comunque a riprendere, tornando davanti in classifica per soli tre punti. Nell’ultimo appuntamento di Chicago, Hornish domina la corsa mentre Kanaan esce subito di scena per problemi al motore. Dixon e Franchitti si marcano a vicenda, ritardando così tanto una sosta che una bandiera gialla permette loro di guadagnare un giro su tutti. Grazie a una neutralizzazione nel finale entrambi evitano l’ultimo rabbocco, ma nessuno dei due è sicuro di vedere il traguardo. Quando la bandiera verde sventola a due giri dalla fine, Dixon precede Franchitti. Lo scozzese non sembra in grado di portare un attacco efficace, ma proprio all’ultima curva Scott rallenta col serbatoio vuoto, lasciando corsa e campionato a Franchitti, prossimo al passaggio in Nascar.
 
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Prove a Indianapolis
 
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Chicago, fianco a fianco con Wheldon
 
Il 2008 è l’anno magico di Scott Dixon, che vince il campionato, la 500 miglia di Indianapolis e sposa la bellissima podista gallese Emma Davies. àˆ una stagione in cui va tutto bene al neozelandese, la macchina è sempre velocissima, non ha mai problemi di affidabilità , la tattica è quasi sempre azzeccata e la fortuna non manca. Già  a Homestead Dixon vince “aiutato†da Kanaan, costretto a ritirarsi quando non può evitare Viso, che gli si gira davanti. Dopo un errore a St Pete, un terzo posto a Motegi e un secondo in Kansas dietro Wheldon, a Indianapolis inizia la marcia trionfale. Scott sigla la pole e conduce gran parte della corsa, insidiato da Wheldon, Andretti e Kanaan. L’inglese è però attardato da problemi a un ammortizzatore mentre il brasiliano è coinvolto in un incidente. Nelle ultime battute spunta dal nulla Vitor Meira, che con una ripartenza strepitosa si infila tra Dixon e Carpenter e prende la testa della corsa, dovendola però cedere nuovamente al neozelandese durante l’ultima, decisiva sosta. Dixon non ha problemi a controllare il brasiliano, portando a casa il primo successo al Brickyard. Nella corsa successiva a Milwaukee, un duello esaltante con Briscoe viene interrotto dalla bandiera gialla negli ultimi giri, con Scott che arriva secondo ma si rifà  in Texas, dove va in testa nel finale ed è lui ad approfittare delle bandiere gialle per l’incidente tra Andretti e Hunter-Reay, gli avversari più pericolosi. Al Glen manca un clamoroso poker quando pone fine a un lungo confronto con Briscoe girandosi, incredibilmente, dietro la safety car e coinvolgendo l’australiano. Piazzamenti a Richmond e in Iowa portano all’ennesima vittoria a Nashville, la più clamorosa della stagione. La gara è infatti comandata da Kanaan, quando durante una bandiera gialla tutti entrano fuorché Dixon e Wheldon. Mentre l’inglese punta ad andare in testa sperando nella pioggia incombente, per Dixon la chiamata ai box semplicemente arriva troppo tardi per rientrare. Puntualmente la corsa viene interrotta per pioggia dopo pochi minuti con Scott vincitore. A Edmonton il neozelandese vince ancora piegando Castroneves, che precede anche in Kentucky superandolo all’ultima curva, col brasiliano a secco nel tentativo di evitare l’ultimo rabbocco. Per Dixon è la sesta vittoria stagionale, ma anche l’ultima perché a Sonoma per una volta non tiene il passo delle Penske e a Detroit è frenato da una tattica suicida, che gli nega una vittoria certa. La fortuna lo assiste comunque, perché Castroneves manca un successo fondamentale dovendo cedere la prima posizione a Wilson per blocking e la corsa viene decurtata per il limite delle due ore, poco prima che Scott debba rientrare per effettuare un rabbocco che gli avrebbe fatto perdere punti preziosi. Il neozelandese arriva invece a Chicago con un vantaggio considerevole su Castroneves, che lo precede di 3 millesimi sul traguardo non potendogli però sottrarre il secondo titolo in carriera.
 
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Vittoria in notturna a Homestead
 
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Indianapolis, fianco a fianco con Wheldon e davanti a Kanaan, Andretti e Scheckter
 
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Con la moglie Emma dopo la vittoria a Indy
 
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Secondo titolo
 
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La torta in faccia all’ultima corsa da compagni
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Nel 2009 Dixon è affiancato da un nuovo compagno di squadra, Dario Franchitti. Dan Wheldon lascia infatti il team Ganassi dopo tre stagioni non troppo soddisfacenti in cui da comunque un grande contributo alla crescita di Dixon, soprattutto sugli ovali. Prima che il campionato IndyCar prenda il via Scott accetta la proposta di De Ferran, suo grande estimatore, di correre la 12 ore di Sebring. La corsa non andrà  troppo bene ma il neozelandese si prende la soddisfazione di piazzare la Acura in pole davanti a Audi e Peugeot.  àˆ una stagione strana per il campione in carica, con tante vittorie esaltanti ma anche diverse gare sotto tono. Si inizia subito male a St Pete, a causa di un incidente con Mutoh che pone fine a una corsa tutt’altro che entusiasmante. Nulla di buono viene anche da Long Beach, una delle piste più indigeste al neozelandese, bravo però due settimane dopo in Kansas nell’approfittare di un errore strategico della Penske e soffiare la vittoria a Briscoe. A Indianapolis Dixon e Franchitti sono i più veloci e guidano a lungo la corsa. Entrambi rimangono però attardati da soste lente nel momento topico, chiudendo sesto e settimo rispettivamente. Sugli ovali Dixon ha una marcia in più del compagno, che però è più efficace nei circuiti cittadini, mentre sugli stradali il confronto è più equilibrato. A Milwaukee Scott centra la seconda vittoria, piombando su Briscoe nelle fasi conclusive durante un doppiaggio. In Iowa il neozelandese è quinto dopo un contatto nelle prime battute con Castroneves, tornando poi al successo a Richmond davanti a Franchitti. Nelle corse successive Dixon accumula piazzamenti in top 5 tornando al successo a Mid Ohio, dove vince con un vantaggio enorme dopo aver passato Wilson approfittando del doppiaggio di Milka Duno. Per tutto il campionato il neozelandese si alterna in testa alla classifica con Franchitti e Briscoe, che nelle ultime corse sembra poter portare l’affondo decisivo: vince alla grande in Kentucky, con Dixon e Franchitti solo 6° e 7°; è secondo a Sonoma dietro lo scozzese, mentre Dixon si qualifica male e compromette tutto con una partenza azzardata; vince ancora a Chicago precedendo in volata il duo Ganassi. In Giappone però il pilota Penske rimette tutto in discussione colpendo il muro mentre lascia i box, con Dixon e Franchitti che colgono una doppietta. All’ultima corsa di Homestead i tre si presentano raccolti in un fazzoletto di punti, con Dixon a precedere Franchitti di 5 lunghezze e Briscoe di 8. Una volta in gara, Dixon e Briscoe sono più veloci e prendono il largo mentre Franchitti rimane più attardato e punta tutto sui consumi, cercando sulla distanza di effettuare una sosta in meno. I tre doppiano tutto il gruppo e incredibilmente la corsa va via liscia senza bandiere gialle, con lo scozzese che procede a passo ridotto negli ultimi giri e sul traguardo precede di pochi secondi i rivali. Al suo ritorno in IndyCar Franchitti è quindi di nuovo campione davanti al compagno di squadra. 
 
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Duello con Briscoe a Chicago
 
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Battaglia alla partenza della corsa decisiva a Homestead
 
Il 2010 segna un battuta d’arresto per Dixon, che pur arrivando terzo in classifica non è mai realmente coinvolto nella lotta per il titolo, che resta un affare privato tra Power e Franchitti. L’inizio di stagione è interlocutorio, con un sesto posto a San Paolo dopo un incidente in partenza, un errore a St Pete e la piazza d’onore a Barber. Al quarto posto di Long Beach fa poi seguito la vittoria in Kansas, che precede Indianapolis. Scott parte in seconda fila ed è tra i favoriti, ma la sua corsa si complica dopo una prima sosta difficile che lo spedisce a fondo gruppo. Con una macchina poco agile nel traffico inizia una lenta rimonta, ma il passo di Franchitti è inavvicinabile e alla fine Scott sarà  solo quinto. La sequenza di ovali successiva non porta risultati di rilievo fino alla trasferta canadese. A Toronto un incidente nel finale con Hunter-Reay è decisivo per le speranze di titolo di Scott, che vince poi a Edmonton approfittando del pasticcio tra Castroneves e Power. Poche emozioni vengono dalle corse successive, fino al secondo posto di Sonoma dove Dixon, ormai fuori dai giochi per il titolo, è mandato in avanscoperta davanti a Franchitti per cercare di rubare la vittoria a Power, che però in California è insuperabile. Nelle corse successive continua la sequenza di mezzi risultati fino all’ultimo appuntamento di Homestead, dove Scott prima copre le spalle a Franchitti e poi, dopo il ritiro di Power, è lasciato libero di andare a cogliere il terzo successo stagionale, come lo scozzese che però porta a casa il titolo.
 
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Sul podio di Edmonton con Power e Franchitti
 
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Davanti a Briscoe a Sonoma
 
Il 2011 vede il ritorno di un Dixon in forma campionato, che è però frenato da una serie di contrattempi quasi grotteschi. Nella prima corsa di St Pete è subito eliminato da un maxi incidente alla prima curva, mentre a Barber è secondo dietro Power. A Long Beach è messo fuori causa da un incidente provocato da Castroneves mentre lotta per la vittoria e a San Paolo chiude solo 12° una corsa resa caotica dalla pioggia. A Indianapolis Scott è tra i favoriti, partendo in prima fila e alternandosi a lungo in testa alla corsa con Franchitti. Nel finale, mentre il compagno tenta invano di evitare l’ultima sosta, Dixon fa la scelta giusta fermandosi a rabboccare. I meccanici non immettono però abbastanza etanolo per arrivare in fondo e Scott deve cedere al penultimo giro la posizione a Wheldon, che raccoglie la vittoria offertagli su un piatto d’argento da Hildebrand, mentre Dixon è solo quinto. Nelle corse successive il neozelandese raccoglie due secondi posti nel doppio appuntamento in Texas, chiudendo settimo a Milwaukee per poi tornare sul podio in Iowa. La trasferta canadese lo soddisfa a metà  : a Edmonton Scott ha la corsa in mano ma si ritira quando Viso sbaglia completamente una frenata andandogli addosso; a Toronto nel caos più totale è sempre tra i più veloci, rimontando abilmente nel traffico ma a metà  corsa perde una posizione su Franchitti durante i pit stop, non riuscendo più a superare il compagno che va a vincere. Finalmente a Mid Ohio arriva la prima vittoria della stagione, dopo una corsa dominata e un sorpasso su Franchitti all’ultima ripartenza. Gli appuntamenti successivi sono all’insegna della consistenza, con un terzo posto a Loudon e due quinti a Sonoma e Baltimora, prima della trasferta giapponese sullo stradale di Motegi, dove trionfa controllando Power per tutta la corsa. àˆ infine terzo in Kentucky, dietro Carpenter e Franchitti, nell’ultima gara della stagione che assegna punti. L’ultimo appuntamento di Las Vegas viene infatti cancellato dopo l’incidente mortale di Dan Wheldon, di cui come detto Scott era diventato uno dei più cari amici nel paddock. 
 
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Incidente in partenza a St Pete
 
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Partenza a Indianapolis
 
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A Motegi sotto il ponte
 
 
Il 2012 di Dixon assomiglia terribilmente alla stagione precedente, con tanti episodi sfortunati a estrometterlo dalla lotta per la vittoria finale. Nelle prime corse il neozelandese raccoglie due secondi posti: a St Pete, dove è forse troppo arrendevole nel duello con Castroneves, e a Barber, preceduto da Power. Un ritiro per problemi tecnici nella mai amata Long Beach conduce al week end di San Paolo, dove è tradito da una bandiera gialla ed è solo 17°. A Indianapolis parte 15°, risalendo facilmente il gruppo e giocandosi la vittoria con Franchitti e Sato. Negli ultimi giri, Dixon e lo scozzese si alternano più volte in testa sottovalutando l’aggressività  del giapponese, che a due giri dal termine segue la strada aperta da Franchitti, superando di forza Dixon e facendogli perdere il contatto. All’ultimo giro un’azzardata manovra di Sato in curva 1 si conclude in un contatto con Franchitti in cui la Dallara del team Rahal ha la peggio, mentre lo scozzese, Dixon e Kanaan firmano un podio che è il miglior omaggio all’amico Wheldon. A Detroit Scott supera la delusione, dominando una corsa a lungo interrotta per le pessime condizioni dell’asfalto. Il dominio prosegue in Texas, dove il neozelandese conduce a lungo la corsa esibendosi in spettacolari sovrasterzi a causa della nuova configurazione aerodinamica, fino a quando la vettura non diventa troppo “loose†anche per lui, spedendolo contro il muro. A Milwaukee è poi vittima di un’incredibile svista della direzione gara, che lo estromette dalla lotta per la vittoria con una penalità  per un presunto sorpasso anticipato in una ripartenza annullata. Giunge quarto in Iowa, ritirandosi poi a Toronto quando la rottura del motore gli nega un sicuro piazzamento in top5, mentre problemi elettrici lo rallentano a Edmonton, dove chiude 10°. Le speranze di titolo di Scott risorgono nella solita Mid Ohio, dove coglie una perentoria vittoria davanti a Power, per poi affievolirsi di nuovo a Sonoma, dove il neozelandese è mandato in testacoda da Castroneves al primo giro e rovina una buona rimonta danneggiando l’ala anteriore in un arrischiato sorpasso ad Hunter-Reay. Nelle corse successive Dixon giunge quarto a Baltimora e terzo a Fontana, dietro Carpenter e Franchitti. La classifica finale lo vede terminare ancora una volta al terzo posto.
 
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Vittoria a Mid Ohio
 
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Davanti a tutti a Detroit
 
Il 2013 di Dixon si può dividere in due fasi, che hanno come spartiacque un test effettuato dal team Ganassi a Sebring, alla vigilia della corsa di Pocono, che insieme a un nuovo motore Honda permette alla squadra di ritrovare la forma vincente. La stagione parte infatti in modo pessimo a St Pete, con Franchitti e Dixon qualificati nelle retrovie con grossi problemi di adattamento alle nuove gomme Firestone. Mentre lo scozzese si ritira presto per un incidente, Scott adotta l’assetto del 2012 e nonostante un problema alla valvola Wastegate mette a segno una buona rimonta, che lo vede precedere in volata la De Silvestro e Viso per il quinto posto. Nella corsa successiva a Barber le cose vanno meglio e Dixon mette Hunter Reay sotto pressione fino al traguardo, centrando l’ennesima piazza d’onore in Alabama. A Long Beach il neozelandese pasticcia in qualifica, parte ultimo e viene tamponato da Vautier poco dopo la partenza. Riesce a recuperare il giro di distacco e a chiudere ai margini della top ten, mentre a San Paolo è ancora la Wastegate a relegarlo al 17° posto. Indianapolis è il punto più basso della stagione per il team Ganassi, che si qualifica male e a differenza dell’anno precedente fatica a entrare nella top ten. Alla fine Scott è solo 14°. Nelle corse di Detroit porta a casa due quarti posti, il primo dei quali frutto di una rimonta strepitosa dal fondo del gruppo, a causa di una tamponata di Allmendinger al primo giro. Nell’appuntamento successivo in Texas, un probabile piazzamento in top5 non si materializza a causa di un problema alla trasmissione durante una sosta e anche le corse successive di Milwaukee e Iowa regalano poche soddisfazioni. Il test di Sebring permette finalmente al team Ganassi di trovare le regolazioni per sospensioni e ammortizzatori in grado di far funzionare a dovere le gomme e le cose cambiano in fretta. La svolta per la classifica arriva però sull’ovale di Pocono, dove è il nuovo, potente e risparmioso motore Honda a fare la differenza, con Dixon che guida una tripletta Ganassi evitando il rabbocco finale che costa la gara a molti piloti Chevrolet. Nel doppio appuntamento di Toronto Scott vince una difficile gara 1, avendo la meglio su Bourdais e Power, dominando poi la seconda corsa davanti al leader di classifica Castroneves. Con tre vittorie consecutive Dixon si candida a sfidante principale del brasiliano, che riesce a precederlo per il sesto posto a Mid Ohio in una corsa basata sui consumi. Un po’ come accaduto nel 2007, le ultime gare si svolgono in un clima infuocato. A Sonoma Scott è aggressivo come non mai, prendendosi la testa a ruotate su Power e Franchitti. Durante la sosta decisiva però, il neozelandese invade la piazzola Penske colpendo un meccanico che fa poco per evitare lo scontro, cosa che costa a Dixon un drive through e molti punti in classifica. Nell’appuntamento successivo di Baltimora Scott, partito in pole, battaglia a lungo con Power, fino a quando un improvviso cambio di traiettoria dell’australiano in ripartenza non manda entrambi contro il muro. Nel dopo gara il neozelandese attacca pesantemente il direttore di corsa Beaux Barfield, reo di non aver permesso il recupero della sua auto, che con poche riparazioni avrebbe potuto riprendere. Memore di quanto accaduto a Milwaukee nel 2012, Dixon chiede addirittura la rimozione del direttore di gara, dichiarazioni che gli costano una pesante multa. Nel doppio appuntamento di Houston, Scott se la deve ancora vedere con Power. Nella prima corsa l’australiano rimane attardato da un errore strategico e Dixon può vincere con facilità . In gara 2 è invece il pilota Penske, tallonato per tutta la corsa dal neozelandese, a portare a casa la vittoria. I 90 punti conquistati, parallelamente al doppio ritiro di Castroneves per problemi al cambio, lanciano Dixon in testa al campionato con 25 lunghezze di vantaggio sul rivale. A Houston il team Ganassi perde Dario Franchitti, coinvolto in un terribile incidente che lo porterà  al ritiro definitivo dalle corse. Il posto dello scozzese nell’ultima corsa viene preso da Tagliani che, insieme a Kimball, da manforte a Dixon a Fontana. Scott conduce una gara attenta, cercando di evitare le mille insidie del traffico e di un asfalto molto scivoloso. L’elevato numero di ritiri e i problemi finali di Castroneves rendono il lavoro più semplice e il quinto posto finale basta al neozelandese per conquistare il terzo titolo in carriera.
 
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Partenza al palo a Toronto
 
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Trionfo Ganassi a Pocono
 
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Terzo titolo
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  • 2 weeks later...

Dopo la strepitosa vittoria di Mid-Ohio, molto propiziata dalla strategia, è tornato sui suoi livelli di questo 2014: mediamente più lento del compagno di squadra Kanaan, ha comunque rimontato bene da centro gruppo fino alla quarta posizione.

Una cosa di cui non mi capacito, con tutto il rispetto per Kanaan. Per me Dixon a livello di puro talento di guida è il migliore, però a volte resta troppo legato, troppo ligio alla sua consistenza, salvo poi fare minchiate clamorose come a Indy nello stradale. Vorrei vederlo mediamente più cattivo, tipo Sonoma l'anno scorso o Toronto 2009 dove infilò diversi sorpassi grintosissimi.

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  • 5 months later...
  • 2 weeks later...

Nel 2005 neppure mi accorgevo che c'era, le Ganassi erano uno schifo, nel 2006 lo ricordo per essersi fatto settare la vettura da Wheldon a Nashville, dove ironia del fato vinse proprio il kiwi e l'inglese giunse 2°.

 

Nel 2007 lo detestavo, stava cercando di infrangere il sogno di Franchitti e a Detroit fece proprio una bastardata. Quando a quell'ultima curva restò senza etanolo saltai sul divano.... fu il campionato più al filo da anni, anche più di Raikkonen contro le McLaren di Alonso ed Hamilton. 

 

Nel 2008 puntai tutto su di lui e vinse il suo 2° titolo contro il miglior Castro-Neves di sempre.

 

Dal 2009 al 2012 è stato un po l'ombra di Franchitti, ma nel 2013 riuscì il miracolo da metà  stagione quando ribaltò il titolo a suo favore facendo tripletta ed entrando nel pesante club dei tris con Senna, Lauda, Hornish, Horn etc...

 

Per me resta uno dei migliori piloti in pista, attualmente a mio avviso il miglior in pista, forse solo Montoya gli è un pizzico superiore.

 

Ha 2 record piuttosto pesanti in assoluto.

 

E' il pilota più giovane in assoluto ad aver vinto un GP di una massima serie a ruote scoperte nella storia: Nazareth 2001 in CART, battendo per pochi mesi (o addirittura settimane) Vettel a Monza con la Toro Rosso. 

 

Assieme a Jim Clark e Graham Hill è l'unico ad aver vinto ben 3 volte a Watkins Glen. Con Hill è l'unico ad averci vinto 3 volte consecutive. Se nel 2008, l'anno del 2° titolo, non si girava in regime di SF, ci avrebbe forse vinto la 4a volta, diventando il pilota unico ad averci fatto poker!

 

E pensare che era nato in Australia!

 

Lo reputo uno dei più grandi. Se ha la vettura difficile non vada a vincere la gara. Che io mi ricordi fra CART e INDY, è l'unico pilota che ha portati 3 titoli alla Ganassi. 

 

Nessun altro ci è mai riuscito. 

 

E pensare che nel 2004 dopo la morte di Renna suo compagno di squadra a Nazareth (o Nashville non ricordo), pensava a ritirarsi!

Modificato da aleabr
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  • 3 weeks later...
  • 1 month later...

Una cosa di cui non mi capacito, con tutto il rispetto per Kanaan. Per me Dixon a livello di puro talento di guida è il migliore, però a volte resta troppo legato, troppo ligio alla sua consistenza, salvo poi fare minchiate clamorose come a Indy nello stradale. Vorrei vederlo mediamente più cattivo, tipo Sonoma l'anno scorso o Toronto 2009 dove infilò diversi sorpassi grintosissimi.

 

A Detroit 2007 con quella 'retromarcia' fu abbastanza cattivo contro Franchitti  :D

 

Quella stagione lì lo detestavo, gli avrei forate le gomme del motorino.... e poi alla fine su quella curva non ci credevo :D

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No lì è stato scorretto, come quando ripartiva apposta in anticipo per far passare giri. A volte nel traffico mi ricorda Mears (forse è per quello che mi è simpatico), mi verrebbe da urlargli di tirarla una benedetta staccata ogni tanto! Da tifoso di Wheldon mi scocciava vederlo andare così forte, ma quel campionato se lo meritava lui come Franchitti.

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No lì è stato scorretto, come quando ripartiva apposta in anticipo per far passare giri. A volte nel traffico mi ricorda Mears (forse è per quello che mi è simpatico), mi verrebbe da urlargli di tirarla una benedetta staccata ogni tanto! Da tifoso di Wheldon mi scocciava vederlo andare così forte, ma quel campionato se lo meritava lui come Franchitti.

 

Wheldon a Nashville nel 2006 gliela sistemò lui la vettura a Dixon, che poi vinse proprio davanti al compagno di squadra. 

 

Ricordo la tremenda crisi che gli prese a fine 2003 dopo il primo titolo perché era morto Renna a Nazareth (mi pare), lui era entrato in un giro di schiaffi e voleva quasi ritirarsi! 

 

Lo reputo un genuino, uno che esce fuori da una fucina di piloti vecchia maniera. 

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Wheldon lo ha migliorato molto sugli ovali, nonostante Scott avesse già  vinto il titolo nel 2003. Purtroppo su stradali e cittadini non mi sembra sia avvenuto l'opposto. Inizialmente si piacevano poco, poi sono diventati grandi amici. Comunque è normale che tra compagni di squadra ci siano travasi di assetti. L'anno scorso per dire a Milwaukee Montoya in prova andava molto più forte di Power. Una volta messo su l'assetto del colombiano, Will ha dominato.

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Wheldon lo ha migliorato molto sugli ovali, nonostante Scott avesse già  vinto il titolo nel 2003. Purtroppo su stradali e cittadini non mi sembra sia avvenuto l'opposto. Inizialmente si piacevano poco, poi sono diventati grandi amici. Comunque è normale che tra compagni di squadra ci siano travasi di assetti. L'anno scorso per dire a Milwaukee Montoya in prova andava molto più forte di Power. Una volta messo su l'assetto del colombiano, Will ha dominato.

 

Reputo Dixon uno dei migliori piloti per monoposto attuali. Neppure in Penske, tranne Montoya e forse Pagenaud, vedo tanta stoffa. 

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  • 3 weeks later...

Sarà  stato il colpo di ciulo, ma lo vedo bello partito, più spedito del solito. 

 

E' ancora presto forse per darlo vincente anche in Alabama... mi piacerebbe.

 

Montoya permettendo!

 

A proposito, la partenza fulminante ai danni del colombiano era da paura! 

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  • 1 month later...

...my name is Dixon, Scott Dixon.

 

Ah mi piacerebbe ricordare alcuni aneddoti: Dixon è il pilota più giovane ad aver vinto una gara di massima serie a ruote scoperte essendo stato di qualche mese più giovane di Vettel (prima vittoria a Monza su Toro Rosso), quando ha vinto a Nazareth nel 2001!

 

E' nato in Australia ma a pochissimi anni si è trasferito in Nuova Zelanda, altrimenti Jack Brabham aveva qualcuno che lo aveva raggiunto per numero di titoli vinti.

 

Assieme a Graham Hill e Jim Clark è l'unico al mondo ad aver vinto 3 volte (consecutivamente come Hill) a Watkins Glen! Se nel 2008, anno del 2° titolo, non si fosse girato in regime di SC, poteva diventare il pilota più vincente di sempre sul circuito di New York!

 

La crisi profonda che lo investì dopo la morte di Tony Renna proprio a Nazareth, subito dopo il suo 1° titolo nel 2003!

 

Nel 2009 la Nuova Zelanda ha stampati dei francobolli per il 2° titolo del kiwi che doppiava Danny Hulme rimasto fermo ad 1 nel 1967 con la Brabham. 

 

Se Karam sarà  il prossimo Ganassi su cui puntare, temo che avrà  da sudare per scardinare Dixon!

 

La sua permanenza in Ganassi è seconda solo a quella che Castro-Neves ha con Penske! Con la differenza che Dixon ha portati a casa 3 titoli ed è sempre in lotta per vincerne altri...

Modificato da aleabr
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