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Ayrton Senna


Luke36

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5 ore fa, Ayrton4ever ha scritto:

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non è il Primo maggio, né nessun altro anniversario ma chi ti ha amato, ti ricorda comunque

Lo si ricorda sempre... Personalmente ogni giorno dedico anche un solo pensiero, spesso molti di più, all'uomo che mi ha reso ciò che sono. Soprattutto tenendo conto che non ho avuto la fortuna di poterlo vedere in azione. Ma avendoci fatto il vizio a questo tipo di domanda quando mi si chiede quale sia la persona più influente al di fuori della mia famiglia rispondo che la Passione non ha età e soprattutto Vite come la sua devono essere tramandate alle giovani generazioni e a questo proposito sono orgoglioso di essere un suo "portabandiera".

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“Supervisionavo i progressi che questo giovane brasiliano, Ayrton Senna da Silva, stava compiendo nella Formula Tre. Nel settembre del millenovecentoottantatré lo invitai nella sede della Lotus. Gli feci fare un giro per mostrargli qualcosa della nostra metodologia di lavoro e finimmo per accordarci: avrebbe corso in Formula Uno con noi nella stagione successiva, il millenovecentoottantaquattro. Ci sarebbe costato soltanto cinquantamila dollari! Comunicai la felice notizia, l’aver composto una coppia piloti da sogno, alla John Player: Elio, un tipo veloce, responsabile e con la giusta esperienza e, poi questo formidabile giovane brasiliano, il quale aveva le carte in regola per potere divenire un asso. La John Player Special, di rimando, ci intimò di trattenere Mansell per via dei loro interessi commerciali, concentrati in modo particolare in Gran Bretagna. In più, Nigel era il beniamino della stampa inglese. Ero letteralmente furioso. Risposi loro: – ‘Se avete così tanto a cuore Mansell potete pagarvelo da soli, noi non abbiamo intenzione di scucire un soldo’. Fu così che il nostro sponsor si sobbarcò interamente il salario di Nigel. Senna si accasò alla Toleman, scuderia nella quale finì per debuttare e, un anno più tardi, quando lo riconvocai nel mio ufficio per metterlo sotto contratto, lo scherzetto della ‘Player’ ci costò ben cinquecentoottantacinquemila dollari.

Ayrton era una persona con cui era entusiasmante lavorare. Durante le riunioni aveva il pregio di comportarsi in modo da alzare il livello dell’attenzione e della concentrazione del gruppo di lavoro. Poneva una quantità considerevole di domande e molte meritevoli di essere avanzate. Era come Jim o Jochen o Ronnie: ogniqualvolta non fosse riuscito a conquistare la prima posizione in griglia, ci interrogavamo se mai ci fosse stato un qualche problema ad averglielo impedito. Tutti noi lo apprezzavamo e chiunque avrebbe esaudito i suoi ‘desiderata’. Avere uno come Ayrton a bordo ci faceva comprendere quanto duramente si dovesse lavorare. In fin dei conti, erano gli obiettivi che il nostro team si era sempre prefissato. Quando Elio ci lasciò al termine della stagione, chiamai Senna al telefono e gli annunciai: – ‘Ottime notizie, abbiamo preso Derek Warwick’. Non ci fu una sua reazione subitanea. La mattina seguente mi richiamò: – ‘Non mi sento pronto nel dare il mio assenso a questa operazione’. Ayrton era il tipo che amava sovrastare i propri compagni di squadra e l’idea non gli garbava bene, conoscendo le qualità di Derek. Faceva sfoggio della sua determinazione in modo spietato.

Il primo vero momento in cui i nostri buoni rapporti si arenarono un po’,  fu quando si rivolse a me con questo consiglio dal sapore di minaccia: – ‘Dovresti fare in modo da assicurarti i motori Honda per il millenovecentoottantasette. Qualora tu non dovessi riuscirci, potrei prendere la decisione di lasciarvi’. Da una parte c’era un contratto in essere con Renault, dall’altra, con un pilota carismatico come Senna si doveva essere quasi pronti a scendere a qualunque compromesso pur di trattenerlo in seno alla propria squadra. Cedetti alla sua richiesta e, oltre a firmare per la fornitura dei motori, fummo costretti, in virtù di una clausola contrattuale, a ingaggiare Satoru Nakajima, nelle vesti di seconda guida. Venne il momento di avvisare la Renault della spiacevole sorpresa: rompere in quel modo il rapporto con i francesi, non tenendo fede alla parola data, fu una tra le cose di cui non sono mai andato fiero.

Nell’agosto del millenovecentoottantasei, in un albergo nei pressi del circuito di Hockenheim ero intento a redigere i nuovi termini contrattuali che avrebbero legato Ayrton alla Lotus nell’immediato futuro. Avevo bisogno di maggiori finanziamenti per riuscire a concretizzare il programma di sviluppo, accontentando in tal guisa le pretese del nostro talento. Tentai di convincere la John Player a effettuare maggiori sforzi quanto a liquidità, dal momento che stavano versando nelle nostre casse circa due milioni e mezzo di dollari a stagione. Per riuscire nell’intento, contattai anche la British American Tobacco, la quale commerciava il marchio JPS al di fuori del mercato britannico. Il tentativo non andò in porto. Ci accordammo con R. J. Reinolds per correre con i colori della Camel. Loro, invece, avrebbero sborsato ben sette milioni di dollari a stagione per tre anni.

Però, siccome una delle clausole di quella  lettera d’intenti che avevo predisposto nel mese estivo per Ayrton prevedeva la sponsorizzazione della JPS, lo stesso Senna me ne volle parlare nel mese di dicembre, accusandomi di essere risultato inadempiente agli impegni presi, visto che eravamo passati, nel frattempo, alla Camel. Non gli importava che stessero pagando tre volte tanto la cifra dataci dalla JPS, il che avrebbe apportato benefici alla monoposto da lui stesso guidata! Mi costrinse a rinegoziare le clausole daccapo e il risultato fu che avrei dovuto pagargli il compenso di cinque milioni a stagione per due anni di contratto e, in più, riuscì a strappare un diritto di recesso unilaterale di fonte negoziale: avrebbe potuto lasciare la scuderia dopo una sola stagione. Affondò le sorti della Lotus, dacché tutti i soldi ‘extra’ (rispetto ai patti con la JPS ) che ero riuscito a far sborsare alla Camel, destinati a essere impiegati per lo sviluppo, ora, sarebbero finiti nelle sue tasche. Per non bastare, esercitò il recesso dopo una sola stagione, come era nel suo diritto.”

Stralcio da 'Lunch with ... Peter Warr' - ‘Motorsport’, Luglio 2008 a firma di Simon Taylor

Modificato da Elio11
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