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  1. leopnd

    Randy Mamola

    Quando ero piccolo (sotto i 190cm) per me era un mito assoluto! Prima che arrivasse Kevin Schwantz, era lui il funambolo del Motomondiale. Con i suoi spettacolari “rodei” incantò le folle di tutto il mondo e incollò davanti allo schermo numerosissimi appassionati. Il talento certamente non gli mancava, la grinta pure. E non poteva che essere così, visto che Randy Mamola era nato nella stessa terra che aveva dato i natali a leggende del motociclismo come Kenny Roberts, Eddie Lawson e Wayne Rainey: l’assolata California. Divenuto professionista a soli 16 anni, Randy esordì nel Motomondiale nel 1979 in sella ad una Yamaha 250, con la quale conquistò 3 podi e chiuse il campionato in quarta posizione. Amava guidare la moto fidandosi solo del suo istinto e senza mai calcolare nulla: sorpassi impossibili, staccate incredibili, intraversate, fumate di gomme e pieghe oltre i limiti della fisica erano all’ordine del giorno. Rischiava molto e spesso, anche quando non era necessario. Sull’asciutto e sul bagnato, di cui era uno specialista. Con gomme nuove e con gomme finite. E fu proprio per questa sua spiccata propensione al rischio che Randy Mamola, a differenza dei suoi illustri conterranei, rimase un Re senza corona. Suzuki, Honda, Yamaha, Cagiva e ancora Yamaha. In tredici stagioni nella classe regina corse praticamente con tutte le moto, raccogliendo 13 vittorie e 54 podi. eccato solo per quel titolo mondiale più volte sfiorato, ma mai arrivato. Nel 1980 fu Kenny Roberts a negarglielo, nel 1981 Marco Lucchinelli, nel 1984 Eddie Lawson e nel 1987 Wayne Gardner. Generoso in pista e nella vita, nel 1986 Randy cominciò a raccogliere fondi per Save the Children, un’associazione che si occupa tuttora dei bambini africani. E fu proprio durante uno dei suoi viaggi in Africa che notò qualcosa che lo colpì profondamente: le motociclette venivano utilizzate per il trasporto di medicinali e di apparecchiature mediche. Ma versavano anche in pessime condizioni. Questo lo spinse, dieci anni più tardi, a fondare assieme ad altre persone Riders for Healt, una onlus che si occupa di fornire moto e addestramento tecnico per la loro manutenzione in Africa. Oggi, oltre a testare le MotoGP per alcune riviste, Randy sfreccia veloce lungo le piste portando con sè sulla Ducati Desmosedici biposto alcuni fortunati e audaci passeggeri. Ma segue anche il figlio Dakota, deciso ad intraprendere la stessa carriera del padre.
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