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  1. Yoong

    Osella FA1 '80

    DATI GENERALI Scuderia: Osella Squadra Corse Anno di produzione: 1979 Motore: Ford Cosworth DFV V8 2993 cc Elettronica: Telaio: Monoscocca in alluminio Carburante e lubrificanti: Valvoline Pneumatici: Goodyear Luogo di produzione: Volpiano (ITA) Google Maps Progettista: Giorgio Stirano Impiegata nel: 1980 Piloti: 31 Eddie Cheever STATISTICHE GP Disputati: 14 Miglior risultato: Vittorie: 0 Podi: 0 Pole Position: 0 Giri Più Veloci: 0 FA1 Passione, coraggio, tenacia, amore per le corse. Tutto questo è stato, ed è tuttora, Enzo Osella, una vera e propria istituzione dell'automobilismo sportivo italiano che da oltre cinquant'anni raccoglie successi di ogni genere specialmente con le sua leggendarie "barchette". La sua è una storia che ha molti punti di contatto con quella di un altro grande Enzo, nato a Modena parecchi decenni prima, e per certi versi Enzo Osella si può veramente considerare un "piccolo Ferrari" per il modo con cui ha saputo costruirsi dal nulla una azienda florida e vincente, passando dalle esperienze di pilota di team manager e poi di costruttore. Vincenzo Osella – noto a tutti come Enzo – nacque a Cambiano, alle porte di Torino, nel 1939. La sua passione per le automobili emerse fin da giovanissimo e lo portò in prima battuta ad una carriera da pilota trasformatasi presto, grazie all'amicizia con Carlo Abarth, in una da team manager alla guida della Osella-Abarth che, dalla metà degli anni '60, divenne il team ufficiale delle vetture della casa dello Scorpione. Quando Abarth vendette la sua attività alla Fiat, Osella rilevò in toto attrezzature e titoli sportivi e fondò la propria squadra a Volpiano, vicino a Torino. Iniziò così una lunga storia di successi in campo nazionale ed internazionale che vedeva le barchette Osella "PA" spopolare nelle competizioni prototipi e nelle corse in salita, competizioni in cui Arturo Merzario si laureò campione europeo 1972. Fu così che Osella pensò di dedicarsi anche alle monoposto e partì dalla Formula 2. Il designer Antonio Tomaini concepì la "FA2" che debuttò nel 1974 ottenendo discreti risultati con Giorgio Francia – storico pilota del team Abarth – e François Migault. Nel frattempo Osella era entrato anche in F.3 e continuava con grande successo a competere nelle gare per prototipi: nel 1976 la "PA4" vinse la Targa Florio e nel 1977 la scuderia chiuse al secondo posto nel Mondiale Marche con la "PA5" guidata da Giorgio Francia, Lella Lombardi e "Pal Joey", al secolo Gianfranco Palazzoli, che in seguito diventerà il manager della squadra Osella in F.1 e poi leggendario "commentatore tecnico" della Formula Uno televisiva italiana al fianco di Mario Poltronieri. Quando nel 1979 il giovane americano Eddie Cheever vinse ben tre gare del Campionato Europeo di F.2 con la "FA2B", Enzo Osella decise che era arrivato il momento di tentare il "grande salto" verso la F.1. Iniziò così nel 1980 la straordinaria storia della piccola Osella in F.1, novello Davide in lotta con i Golia delle grandi marche dai budget spropositati, in un circus che però lasciava ancora spazio alla creatività e alla passione. La "FA1", prima Osella per la massima categoria, era una vettura venuta alla luce intorno ai medesimi protagonisti che avevano contribuito all'eccellente stagione 1979 in F.2 del team torinese: Enzo Osella, il patron, il progettista e direttore tecnico Giorgio Stirano "padre" della FA2B, il team manager Gianfranco Palazzoli ed il pilota Eddie Cheever. La vettura era una wing-car piuttosto tipica che riprendeva diversi concetti della Alfa Romeo 179, anche se a differenza di quest'ultima era spinta dal tradizionale motore Cosworth. L'inizio non fu semplice, anche perché la vettura era decisamente pesante e piuttosto fragile, vittima soprattutto di ripetuti problemi di surriscaldamento che la rendevano del tutto inaffidabile. Così, quando Cheever riusciva a superare lo scoglio delle qualifiche, finiva sempre per chiudere la gara anzitempo. La FA1 non vide mai il traguardo in nessuna occasione. Ad Imola, nell'unico Gran Premio d'Italia non corso a Monza, fu presentato un terzo telaio in versione aggiornata, snellito e rinforzato, con una nuova sospensione anteriore. Questa vettura fu iscritta come "FA1B" anche se anche se "visivamente" era piuttosto simile ai due chassis precedenti piuttosto che alle FA1B del 1981. Alcune fonti, infatti, la individuano come FA1-003. ( Massimo Piciotti )
  2. v6dino

    Arrows FA1 '78

    DATI GENERALI Scuderia: Arrows Racing Team Anno di produzione: 1978 Motore: Ford Cosworth DFV V8 2993cc. Telaio: Monoscocca in alluminio Carburante e lubrificanti: Fina, Valvoline Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Milton Keynes (GBR) Progettista: Tony Southgate, Dave Wass Impiegata nel: 1978 Piloti: Riccardo Patrese, Rolf Stommelen STATISTICHE GP Disputati: 10 Podi: 1 Miglior risultato: R.Patrese 2° posto GP Svezia 1978 FA1 La sua nascita è segnata da un episodio controverso, al limite della correttezza. Ma nonostante questo inizio un po' sopra le righe, la Arrows è stata una importante realtà in F.1, rappresentando una presenza fissa a metà dello schieramento per oltre vent'anni e diventando uno dei più importanti e longevi middle-team degli anni '80 e '90. La sua storia iniziò nell'inverno del 1977, quando la coppia Jack Oliver-Alan Rees, da ormai quasi un decennio alla Shadow, decisero di lasciare di punto in bianco Don Nichols, patron della scuderia americana, con lo scopo di fondarne una in proprio. Con loro portarono i tecnici Tony Southgate e Dave Wass, il pilota Riccardo Patrese e lo sponsor principale Franco Ambrosio, "il re del grano", discusso imprenditore italiano che riempì le cronache degli anni '80 e '90 per i suoi guai giudiziari e che entrò nell'azionariato del team. La nuova scuderia fu chiamata Arrows – ovvero "frecce" in inglese – dall'acronimo dei nomi Ambrosio, Rees, Oliver, Wass e Southgate. Quest’ultimo aveva lavorato per un breve periodo alla Lotus dove aveva partecipato al progetto "78" e dove aveva appreso i rudimenti dell’effetto suolo. La Arrows FA1 fu quindi una pionieristica wing-car costruita secondo i dettami aerodinamici che di lì a poco avrebbero rivoluzionato la tecnica della F.1. Questa notevole avanguardia tecnica unita al talento di Riccardo Patrese, resero la FA1 sorprendentemente competitiva per essere frutto di un team debuttante. Il padovano alla sua seconda gara in Sudafrica era saldamente in testa alla corsa quando il suo Cosworth esplose a quindici giri dalla bandiera a scacchi. I punti raccolti a Long Beach e Monaco ed il secondo posto in Svezia testimoniavano quanto fosse promettente la vettura che, tuttavia, possedeva un piccolo difetto: essere una copia esatta della Shadow DN9 che Southgate aveva progettato prima della "diaspora" dalla scuderia di Don Nichols. Il quale, per dirla con un eufemismo, non la prese bene. Seguì una causa penale che Nichols vinse facilmente, anche perché aveva ragione su tutta la linea, ma che per i due contendenti segnò una sorta di sliding door: la Shadow, svuotata della sua anima scomparve di lì a poco, mentre la Arrows nelle sicure mani di Jack Oliver attraversò due decenni di gare nonostante i passaggi di proprietà non infrequenti. Così quando la Federazione vietò alla Arrows di continuare ad usare la vettura, l'elegante ed efficace FA1 finì definitivamente le sue avventure in pista per essere sostituita dalla nuova "A1". Ultima nota: Rolf Stommelen fu ingaggiato al posto di Gunnar Nilsson quando lo sfortunato pilota svedese annunciò di essere affetto dalla grave malattia che lo porterà nel giro di qualche mese alla morte. Fu il tedesco a portare alla Arrows la sponsorizzazione della birra Warsteiner che diede alla Arrows il caratteristico colore oro che fu il marchio distintivo dei suoi primi anni. ( Massimo Piciotti )
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