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    Jordan 191 '91

    DATI GENERALI Scuderia: Team 7Up Jordan Anno di produzione: 1991 Motore: Ford Cosworth HBA4 V8 3494cc Telaio: Monoscocca in fibra di carbonio e kevlar a nido d'ape Carburante e lubrificanti: BP Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Silverstone (GBR) Progettista: Gary Anderson, Andrew Green Impiegata nel: 1991 Piloti: 32 Bertrand Gachot, 33 Andrea DeCesaris, 32 Michael Schumacher, 32 Alessandro Zanardi, 32 Roberto Moreno STATISTICHE GP Disputati: 16 Vittorie: 0 Podi: 0 Pole Position: 0 Giri Più Veloci: 1 Miglior risultato: Jordan, 5° posto nel Campionato Costruttori 1991 191 Eddie Jordan è quello che si può definire un self-made-man dell'automobilismo, un uomo che ha saputo costruire una storia di successo – sia sportiva che economica – letteralmente dal nulla, senza avere alle spalle munifici sponsor o grandi patrimoni familiari. Eddie, irlandese di Dublino, iniziò una carriera da pilota privato negli anni '70, partendo dalla F.3 inglese. Con mezzi economici limitatissimi e budget risicati, iniziò nel 1980 a lasciare il volante per dedicarsi alla gestione di vetture portate in pista per conto di piloti-clienti: fu da quel primo approccio manageriale che nacque la Eddie Jordan Racing. Nonostante le "umili" origini, la scuderia funzionò e già nel 1982 raccolse le prime vittorie nell'Europeo F.3 con James Weaver. Fu l'inizio di una serie di fortunate stagioni nelle formule minori: Martin Brundle, Tommy Byrne, Allen Berg, Martin Donnelly, Damon Hill sono solo alcuni dei piloti che raccolsero svariati successi sulle vetture gestite da Jordan negli anni successivi sia in F.3 che in F.3000. D'altronde Eddie Jordan non era solo un abile e competente team manager, ma possedeva soprattutto una dote spiccata e non comune, quella di essere uno straordinario scopritore di talenti. Solo alcuni esempi: fu lui che, nel 1982, accolse nella sua scuderia un giovane brasiliano che faceva Ayrton di nome e Senna di cognome e gli diede la prima opportunità "vera" in Europa. E fu ancora lui che lanciò nel 1986 l'eccezionale talento di Johnny Herbert, frenato dal grave incidente che, proprio al volante di una Jordan, l'inglese ebbe a Brands Hatch in F.3000 nella stagione successiva. Infine, fu ancora Eddie che nel 1989 ingaggiò un po' a sorpresa un giovane francese che si chiamava Jean Alesi che, fra lo stupore generale, sbaragliò la concorrenza vincendo il titolo continentale di F.3000. Insomma, non può dunque sorprende il fatto che, proprio con la 191”, sia stato proprio il team irlandese a far esordire in F.1 un certo Michael Schumacher, chiamato a sostituire il titolare Bertrand Gachot quando questi venne arrestato a Londra dopo una banale lite stradale e trattenuto in carcere proprio nei giorni in cui si doveva svolgere il Gran Premio del Belgio. E, poi, altri futuri campioni come Rubens Barrichello, Eddie Irvine e Ralf Schumacher. Ma torniamo alla Jordan e alla sua vicenda sportiva: questa storia di successi, l'ormai consolidata esperienza in pista maturata nel decennio '80 e la solida reputazione che si era costruito nell'ambiente, convinsero Jordan a compiere il "grande passo" e a varare il programma F.1 in vista della stagione 1991. La Jordan 191 – che come abbiamo visto nella scheda dedicata doveva originariamente chiamarsi 911 – fu dunque la prima Jordan a scendere in pista e, senza dubbio, fu una vettura di notevole successo che portò i suoi piloti ad ottenere risultati che per una scuderia esordiente non possono che definirsi eccellenti. Jordan aveva preparato con cura il suo debutto nel massimo campionato: prima di tutto aveva ingaggiato un tecnico esperto come Gary Anderson strappandolo alla Reynard e poi era riuscito a chiudere un accordo con la Ford per la fornitura di motori che, originariamente, avrebbero dovuto essere i poco performanti Judd. L'accordo prevedeva l'utilizzo non dei classici DFR che la Cosworth metteva a disposizione delle scuderie di bassa classifica, ma il modello "di punta" HB che era riservato allora alla sola Benetton. La "191", ispirata alla Tyrrell 019 di Harvey Postlethwaite, era una vettura elegante ed innovativa, la cui pulizia delle linee era esaltata dalla bella livrea verde Irlanda che purtroppo, per ragioni di sponsor, si perse negli anni successivi. Era anche molto efficace e Andrea De Cesaris la portò per ben due volte in stagione ai piedi del podio. ( Massimo Piciotti )
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