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Trovato 13 risultati

  1. Siamo alla fine degli anni '80 e avevo i miei grilli per la testa... Il digitale aveva un'altro significato.
  2. leopnd

    Ralf Waldmann

    Purtroppo, ci ha lasciato il mitico Waldi... RIP... Ralf Waldmann (Hagen, 14 luglio 1966) è un pilota motociclistico tedesco. Campione nazionale nella classe 80 nel 1986, esordì nel motomondiale al GP del Baden-Württemberg, gara finale della stagione '86, su una Seel 80, non andando a punti. La stagione seguente, disputò quattro gare con la Seel 80, arrivando decimo al GP di Germania e venticinquesimo nella classifica finale. Dopo alcuni anni di piazzamenti in bassa classifica nel Mondiale con la Seel 80 e la JJ Cobas 125 (vanno però segnalate due vittorie nel campionato Europeo della classe 80, a Jerez nel 1988 e a Zolder nel 1989), nel 1991 passò alla Honda, con cui vinse due corse e fu terzo nella classifica generale dietro Loris Capirossi e Fausto Gresini. Anche nella stagione successiva dovette accontentarsi del gradino più basso del podio, preceduto stavolta da Alessandro Gramigni oltre che dallo stesso Gresini. Nel 1993 Waldmann passò all'Aprilia, con cui vinse il GP della F.I.M. ma con cui arrivò solo quarto nella generale con 160 punti iridati. L'anno seguente ritornò alla Honda e fece il salto nella classe 250, in cui al suo primo anno arrivò primo nel GP d'Italia e quinto nella classifica generale con 156 lunghezze. Nel 1995, con più fiducia nei suoi mezzi, riuscì a spuntarla in tre gare (Australia, Giappone e Francia) ma dovette cedere allo strapotere di Max Biaggi. Nei due anni a seguire fu l'acerrimo rivale del pilota romano: nel 1996 vinse quattro corse e perse il titolo per 6 punti mentre nel 1997 conquistò altre quattro gare ma fu secondo per soli 2 punti, quando a due tappe dal termine il mondiale sembrava concluso in suo favore. Nonostante la delusione, nel 1998 corse nella classe 500 con la Modenas KR3 del Marlboro Team Roberts, giungendo solo 14° al termine dell'annata. Nel 1999 tornò all'Aprilia nella "due e mezzo", e dopo una stagione interlocutoria chiusa con il sesto posto, nel 2000 tornò a vincere (ciò accadde in due occasioni) e a dare l'assalto al mondiale, che non ottenne a causa di una certa irregolarità di risultati. Dopo essersi preso un anno sabbatico, nel 2002 tornò a correre, ma dopo una serie negativa di risultati appese il casco al chiodo: la Honda gli chiese di fare il collaudatore nella MotoGP, ma egli rifiutò l'offerta. Nel 2005 corre come wild card nel campionato mondiale Superbike solo il gran premio di Germania all'EuroSpeedway Lausitz con una Honda CBR 1000RR del team Alpha Technik Van Zon Honda. Si ritira in gara uno e non prende parte alla seconda gara, quindi non ottiene punti per la classifica piloti. Dal 2008 è il Team Manager di Robert Andrej Mureșan, pilota del Grizzly Gas Kiefer Racing Team nella classe 125. Nel marzo 2009 a sorpresa ha comprato, in società con un altro ex pilota tedesco, Martin Wimmer, per una cifra pari a circa quattro milioni di euro, nome, stabilimenti e tecnica del marchio motociclistico tedesco MZ; il precedente proprietario era il gruppo malese Hong Leong. Il 26 luglio 2009 ha nuovamente fatto una occasionale apparizione nelle gare del motomondiale, partecipando al GP di Gran Bretagna, con un'Aprilia 250, e ritirandosi.
  3. Una domanda che mi pongo spesso. In ordine alfabetico: Lorenzo, Marquez, Rossi, Stoner con l'opzione Biaggi, che ci ha regalato delle belle gare...altri non ne trovo
  4. Molto bello ed impressionante questo video sulle 5 moto più veloci al mondo... https://youtu.be/NnFh1EjZVIQ La penultima è una sorpresa!
  5. leopnd

    John Surtees

    E' morto John Surtees... È stato l'unico pilota della storia ad aver conquistato il titolo iridato sia nelle moto che in F1...
  6. leopnd

    Eddie Lawson

    Buon 58. compleanno... Eddie Lawson (Upland, 11 marzo 1958) è un pilota motociclistico statunitense ritiratosi dalle competizioni e quattro volte iridato nella classe 500 del motomondiale. Eddie cominciò prestissimo a cimentarsi con le due ruote. Era, infatti, il 1965 quando partecipò alla sua prima gara di minimoto. Dodici anni più tardi, invece, cominciò a vincere sulle piste da dirt-track con una Yamaha 750. E agli inizi degli anni ottanta cominciò a vincere anche sui circuiti di velocità, aggiudicandosi più volte la “100 Miglia di Daytona” e il Campionato AMA Superbike. Poi, nel 1983, l’ingresso nel “Gotha” del motociclismo... Aveva chiuso il 1983 sul podio, il quarto di quella stagione che lo aveva visto esordire tra i grandi del motociclismo. Ma Eddie Lawson, nonostante tutto, teneva il volto basso, cercando di evitare lo sguardo risentito del suo caposquadra Kenny Roberts, che gli aveva rimproverato di non essere riuscito a tenere a freno quello “sfacciato” ragazzino della Louisiana il cui nome era Freddie Spencer. Perché per Kenny, quello del 1983, avrebbe voluto dire il quarto titolo mondiale. La Yamaha e Roberts avevano scommesso su Eddie e gli avevano affidato un compito difficile, forse troppo. Anche per un esordiente di lusso come lui. Era venuto meno al suo dovere di scudiero, e questo lo fece sentire inadatto ad un ruolo così importante. Un uomo sbagliato al posto sbagliato. Una sola gara era bastata a cancellare quanto di buono era stato fatto fino ad allora. Ma quel giorno, dentro di lui, qualcosa scattò. Qualcosa di grande, che lo portò a vincere, nei sei anni successivi, ben quattro titoli mondiali nella classe regina (1984-1986-1988-1989). Prima contro Spencer e poi contro Gardner. Prima con la Yamaha e poi con la Honda. Pilota “pulito”, veloce e molto costante, cadde pochissimo nella sua decennale carriera in 500, e proprio per questo era stato soprannominato “steady”. Ma Eddie era, soprattutto, un “ragioniere” delle due ruote. Maniacale nella messa a punto della moto, non scendeva mai in pista senza una tattica ben precisa. Che spesso si rivelava vincente. Come testimoniano i 78 podi ottenuti in carriera sulle 130 gare disputate, di cui 31 sul gradino più alto. Nel 1990, Kenny Roberts lo chiamò nel suo team per guidare la Yamaha ufficiale. Eddie accettò, convinto anche di poter restituire al suo amico Kenny quel titolo perso nel 1983 a causa della sua “inadeguatezza”. Ma il grave incidente di Laguna Seca, secondo appuntamento della stagione mondiale, lo mise fuori dai giochi per sei Gran Premi. E quando tornò si trovò nuovamente nello scomodo ruolo di scudiero, proprio come sette anni prima. Ma questa volta andò diversamente e il suo compagno Wayne Rainey si aggiudicò il titolo mondiale. Saldato, seppur indirettamente, il debito con Kenny Roberts, nel 1991 accettò l’offerta della Cagiva di sviluppare la nuova C591. Per Eddie fu come nascere una seconda volta. E proprio con la “rossa varesina” ottenne, nel 1992, l’ultimo successo della sua brillante carriera. Aveva vinto la sua scommessa: trasformare la Cagiva in una moto vincente. Nel 1996 partecipò al campionato automobilistico della Champ Car con il team Galles Racing International partecipando a 11 gran premi. Il suo miglior piazzamento fu un sesto posto, alla fine della stagione totalizzò un totale di 26 punti di cui 18 in circuiti cittadini (Australia, Long Beach, Detroit) e 8 in circuiti ovali (U.S. 500 Michigan International Speedway). Si piazzò quarto nella lista dei Rookie (i piloti debuttanti) dietro a Mark Blundell, Greg Moore e Alex Zanardi che vinse questa speciale classifica.
  7. Ayrton4ever

    Soichiro Honda

    Questa è una biografia diversa, più informativa e narrativa, meno numerica e statistica. Raccogliendo le informazioni, confrontandole, sono stato affascinato più dalla personalità e dall’originalità dell’uomo che non dai meri risultati raggiunti, comunque notevolissimi. Credetemi, è stato molto interessante e affascinante, occuparsi della vita di un vero e proprio numero uno, Soichiro Honda. Non venendomi in mente niente di più originale, vi informo che Soichiro Honda nasce il 17 novembre 1906 a Komyo, un villaggio vicino ad Hamamatsu, nella prefettura di Shizuoka, vicino al Monte Fuji. àˆ il primo di nove figli, suo padre Gihei è un fabbro che ha anche una piccola officina che ripara biciclette mentre sua madre Mika è una tessitrice. La sua famiglia è povera ma trasmette ai figli l’educazione, l’etica e il rispetto per gli altri, compresa la puntualità estrema negli appuntamenti. Il padre ha aperto la sua bottega di riparazioni di biciclette dopo aver visto la crescente popolarità del mezzo di trasporto. Aggiusta e rivende le biciclette a prezzi competitivi dopo aver recuperato i pezzi da veri mezzi e averli riassemblati. Gihei coinvolge il figlio nella sua bottega, portandolo con sé e spiegandogli il funzionamento della meccanica, di ogni pezzo, la ragione per cui sta effettuando una determinata operazione. Come conseguenza, Soichiro svilupperà da subito una curiosità non solo per la meccanica degli oggetti, arrivando a progettarne e realizzarne di nuovi, ma anche per le nuove soluzioni. Un giorno poi il suo villaggio è attraversato da una Ford modello “T” e lui è affascinato dall’odore che lasciano olio e benzina e dal suono del motore. Sfrutta poi una delle biciclette del padre per andare a vedere il passaggio di un aereo durante una dimostrazione perché è affascinato dal mondo delle invenzioni. Ha una fervente immaginazione e inventiva che lo tradisce durante il suo percorso di studi (non brillantissimo perché ama trascorrere il suo tempo nell’officina del padre): il sistema scolastico giapponese prevede che i voti siano affidati allo studente, che questi debba far siglare la pagella dai suoi genitori mediante l’apposizione del sigillo di famiglia e Soichiro pensa di creare un sigillo falso per “rendersi autonomo”. La marachella viene scoperta perché Soichiro, in uno slancio di generosità , decide di “aiutare” anche i propri compagni e se il proprio sigillo è perfetto perché prevede solo due caratteri uno sopra l’altro, quello di alcuni compagni vede due ideogrammi posti uno accanto all’altro che riprodotti “a specchio” vanno però invertiti. Il Giovane Honda La carriera da studente termina con il diploma alla Futamata Senior Elementary School e nel 1922 Honda decide di trasferirsi a Tokyo per cercare lavoro, dopo il periodo da apprendista nell’officina del padre. Essendo “circondato” e appassionato di biciclette, legge una rivista chiamata “Il mondo della bicicletta”, qui trova un inserto pubblicitario dell’officina “Art Shokai” di Tokyo e decide di scrivere una lettera, proponendosi come apprendista. La risposta è positiva, così Soichiro parte per rimanere sei anni nell’attuale capitale, imparando a riparare auto, moto, bici e motori in genere. Honda lavora nell’area Yushima di Hongo presso Tokyo ed è un apprendista volontario più che un dipendente retribuito: riceve vitto, alloggio e un piccolo rimborso spese ma è contento perché apprende esperienza che sarà fondamentale come lui stesso ricorderà più volte. Viene subito notato come un giovane volenteroso che si entusiasma per il duro lavoro, la capacità di improvvisare e l’abilità di proporre nuove soluzioni realizzative. Il titolare Yuzo Sakakibara, che è un ingegnere oltre che uomo di affari, nota subito le sue qualità , così brillanti in un ragazzo ancora giovanissimo, lo fa crescere, insegnandogli non solo i segreti della meccanica ma anche il comportamento corretto da tenere con i clienti. Dal primo settembre 1923 può essere seguito meglio dal suo principale a seguito di una tragedia nazionale. Un violento terremoto colpisce anche Tokyo e provoca 140.000 morti; il paese è nel caos, si stabilisce la legge marziale e si ipotizza di spostare la capitale altrove vista la devastazione di numerosi edifici pubblici. Tutti i colleghi di Honda vengono lasciati liberi di tornare ai loro paesi per contribuire alla ricostruzione mentre Soichiro rimane e può completare la sua formazione. Passa da compiti secondari e subalterni a impieghi di maggiore responsabilità , diventando sempre più “uomo di fiducia” del titolare, in virtù dei netti miglioramenti che lo hanno visto non solo eccellere nelle riparazioni ma anche progredire in processi molto complessi come la costruzione dei pistoni. Lo stesso principale diventa un vero e proprio mentore per Honda che lo ricorderà per tutta la vita insieme con la “Art Shokai”, officina ma vera e propria scuola a causa delle sue peculiarità : era infatti un’officina che riparava sia auto che moto e, a causa dell’estrema esclusività di questi mezzi che convogliava i pochi mezzi nelle rare officine, era possibile ammirare vari modelli esteri, importati da tutto il mondo, che spaziavano da quelli più popolari a quelli più ricercati di maggiore qualità , a quelli sportivi o da collezione. Fu un periodo fondamentale perché l’avida curiosità di Honda permise di apprendere una marea di nozioni e osservare una miriade di soluzioni possibili nel variopinto mondo di Art Shokai: diventerà talmente bravo che, unendo le sue nozioni teoriche all’esperienza acquisita, metterà in difficoltà i suoi futuri collaboratori, gli ingegneri delle sue aziende. Sakakibara era inoltre un grande appassionato di motorsport e attraverso le riviste si informava di ciò che succedeva in Europa, leggendo di Grand Prix, di 24 ore di Le Mans e di 500 miglia di Indianapolis e per quanto riguarda le due ruote di Tourist Trophy, la leggendaria corsa dell’Isola di Mans. Questa passione lo porta nel 1923 a decidere di buttarsi nella costruzione di auto da corsa col fratello minore Shinichi. Nel 1924 Sakakibara avvicina alle gare motoristiche anche Soichiro, invitandolo a lavorare su un complesso progetto per la macchina da corsa Art Daimler, che vede il motore da aereo Curtis, un V-8 da 8 Litri, su di un telaio americano Mitchell del 1916. Questa esperienza vede il giovane Honda che costruisce personalmente gran parte dei pezzi, scolpendo in particolare i raggi delle ruote in legno. Pur essendo quasi digiuno di corse, riuscirà a trovare le soluzioni meccaniche ai problemi che si presenteranno, creando macchine con motori fuori centro per le gare su ovali con curve rialzate, testando personalmente la sovralimentazione, aggiungendo radiatori di raffreddamento supplementari o rafforzando valvole. Aumenterà così la sua esperienza, la sua ambizione e la sua capacità di sognare quel “power of dreams” così ricorrente nella vita di Honda. Ah, per informazione il risultato che arriva nel novembre del 1924 è la vittoria nella “Fifth Japan Automobile Competition”con Shinichi Sakikabara come pilota e Soichiro Honda come ingegnere di pista tuttofare… Soichiro a fine 1924 al centro della foto La carriera di apprendistato prosegue ininterrotta e in crescita, favorita anche dal fatto che, a causa della daltonìa, Soichiro viene riformato alla leva militare nel 1926. Nell’aprile 1928 un’altra svolta: Soichiro Honda viene incaricato di aprire una filiale di Art Shokai ad Hamamatsu. Compie i 250 Km a ritroso che aveva percorso sei anni prima e si avvicina al suo paese natale. Con il consueto entusiasmo si butta nel lavoro e comincia nel tempo libero la costruzione di un’auto da corsa che chiama “Art Shokai Auto”, è di questi tempi infatti la passione che ha per le corse automobilistiche e motociclistiche, non più nella veste di tecnico ma in quella di pilota. L’apertura di questa filiale indipendente è l’emblema della fiducia di Sakakibara nei suoi confronti, visto che a nessuno era mai stata concessa tanta fiducia. Questa fu però pienamente ripagata da Soichiro che non viene solo ammirato dai suoi concittadini come meccanico ma anche come inventore, tanto da essere soprannominato “Edison di Hamamatsu”, per le continue idee e nuove soluzioni proposte. L’officina, che vedeva inizialmente il solo Soichiro come lavoratore, cresce fino a raggiungere le trenta unità di personale, compresa Sachi, che dall’ottobre del 1928 stesso era diventata la moglie di Honda, impiegata come cuoca per il pranzo e aiuto contabile. La mente di Soichiro è già oltre: ripara e costruisce ma immagina e sogna un futuro sempre più grande; il sogno però si scontra con l’opposizione delle persone che hanno dato una mano economicamente a Honda e che non vedono ragione di cambiare una realtà che va già bene per una incerta. I sogni e le idee però non si possono fermare e Soichiro comincia a studiare un nuovo progetto di fasce elastiche per pistoni, dedicandosi nei pochi momenti liberi e pensando di vendere il proprio progetto a Toyota. Nel 1931 deposita un brevetto per una ruota in metallo per automobili. ad Hamamatsu nel 1935, Honda è a sinistra con gli occhiali da sole Nel 1936, il 7 giugno, Honda rischia grosso, dilettandosi come pilota nell’All Japan Speed Rally, sul circuito Tamagawa Speedway: entra in collisione con un avversario che sta rientrando in pista dopo una sosta e vola fuori, riportando la slogatura della spalla, la rottura di un polso e svariate cicatrici per le escoriazioni al viso. In quell’anno in una successiva gara, corre ad una velocità media di 120 Km/h, stabilendo un record che durerà per quasi venti anni in Giappone; questa però sarà l’ultima corsa della sua breve carriera. Nel 1937 c’è l’ennesima svolta: fonda la Tokai Seiki Heavy Industry a Yamashita per la produzione di fasce elastiche per pistoni e altre componenti. Non è stato semplice trasformare la filiale di Hamamatsu in un’azienda indipendente e ha dovuto cercare altri finanziatori, ne ha trovato un fondamentale, Shichiro Kato che è formalmente il presidente della nuova società . Come al solito, si dedica completamente al lavoro e non abbandona l’Art Shokai per cui lavora la mattina, occupandosi di pistoni in tarda serata… Prova a vendere i progetti alla Toyota ma riceve una delusione cocente perché i suoi progetti non collimano con gli standard qualitativi dell’azienda e solo tre su cinquanta possono essere accettati. Non accettando una simile bocciatura, Soichiro… torna a scuola! Decide infatti di iscriversi come studente part-time all’Istituto Industriale di Hamamatsu (ora facoltà di ingegneria dell’Università di Shizuoka) per migliorare le sue conoscenze di metallurgia. Sono due anni intensi e Honda, diviso tra lavoro e studio, si impegna così duramente da cadere vittima dello stress che fa sì che perfino i suoi lineamenti risultino alterati. Oltre a questo, continua girare per le aziende metallurgiche per affinare la sua preparazione, aumentare le sue conoscenze e completarsi. Il lavoro paga e Soichiro, oltre a non aver più problemi con Toyota, comincia a fornire veri e propri giganti industriali come la Nakajima Aircraft ampliando la sua creatura che arriverà , nei momenti di massimo sviluppo, fino a duemila dipendenti. Soichiro Honda si trova però ad operare in un paese come il Giappone che ha appena intrapreso un triste capitolo militarista che ha appena portato allo scoppio della guerra contro la Cina. Per la seconda guerra sino-giapponese il paese del Sol Levante subirà l’embargo petrolifero degli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i Paesi Bassi. Viene dichiarata l’”Emergenza nazionale” e passatempi come le corse automobilistiche vengono bandite e tutte le aziende vengono reinquadrate sotto la guida dei ministeri perché la produzione sia convogliata agli scopi del Paese. Le condizioni di vita della popolazione, come facilmente prevedibile, peggiorano rapidamente, le merci scarseggiano e l’intero paese deve far fronte in pochi anni non solo alla guerra sino-giapponese ma dal 1941 in poi alla seconda Guerra Mondiale dopo l’attacco aereo di Pearl Harbour. Il 7 dicembre 1941 è appunto la data dell’attacco per i giapponesi o il “giorno dell’infamia” per gli americani. La Tokai Seiki viene posta sotto il controllo del Ministero degli armamenti, la Toyota subentra con il 40% e Soichiro viene degradato da Presidente a “Senior Managing director”. I lavoratori maschi vengono via via mandati al fronte e le lavoratrici e le studentesse vengono impiegate in fabbrica come “volontarie”. Honda capisce che non può mantenere inalterate le condizioni di lavoro per delle lavoratrici così inesperte e calibra i macchinari in modo da rendere sicuro e più semplice possibile il processo produttivo. Di questi tempi è l’automazione nella produzione le fasce elastiche da mettere alla testa dei pistoni. La guerra non ferma l’ingegnosità di Honda: quando Kaichi Kawakami, presidente della Nippon Gakki (poi Yamaha), chiede una fresatrice automatica per le eliche di legno degli aerei, Soichiro elabora un sistema per passare dalla settimana di produzione a mano a trenta minuti per coppia di eliche. Il conflitto non si mette bene, soprattutto dopo la battaglia di Midway, ed è sempre più chiaro che il Giappone perderà , anche perché i raid aerei americani proseguono senza sosta. Nel 1944, dopo l’occupazione della base di Saipan, i nuovi aerei bombardieri statunitensi, più nuovi e superiori a quelli giapponesi, possono raggiungere e colpire il Giappone. Durante uno di questi raid un B-29 distrugge l’impianto della Tokai Seiki e l’intera città è colpita fino alle macerie. Honda è provato ma trova la forza di studiare e inventare un nuovo modo per produrre il calcestruzzo e, recuperando i bidoni di benzina abbandonati, di reperire le materie prime di cui aveva bisogno per il processo di produzione. Nel gennaio 1945 invece l’altro impianto di Honda viene distrutto dal terremoto di Mikawa che causerà oltre duemilatrecento morti; ad agosto il Giappone si arrende e Soichiro prova a ripartire nonostante sia finanziariamente in grossa difficoltà . Soichiro non ha mai avuto grandi mezzi a disposizione e ora è in grossa crisi; intelligentemente ribalta il proprio punto di vista per ottenere ciò che vuole. Non si chiede quindi come poter ottenere i mezzi che desidera ma come utilizzare i mezzi a sua disposizione per arrivare dove si prefigge. Intuisce che la scarsità di benzina a disposizione richiederà soluzioni di minore costo e ridotti consumi, comincia a pensare così un’azienda di telai e motori per motociclette. Fine prima parte
  8. leopnd

    Simon Andrews

    Purtroppo, e' scomparso un altro giovane pilota. Si trata di Simon Andrews, 29 anni, nato a Worcester, Inghiltera... Fattale e' stata la orribile cadutta durante la North West 200 a Vauxhall. Lo stesso pilota e' caduto gravemente anche l'anno scorso a Le Mans ma era tornato a correre... Pero'... http://www.bbc.com/sport/0/northern-ireland/27478727 RIP Simon Andrews Il video della caduta (explicit): https://www.youtube.com/watch?v=2iD3DSPlWkw
  9. Buongiorno e buona domenica a tutti! Parliamo di flop o pseudo tali, Melandri, Pedrosa e Dovizioso mi hanno deluso, sopratutto Andrea, che ha guidato anche di Repsol vestito senza combinare nulla. Dany, tra infortuni e sfighe varie ha mancato l'alloro ed è sempre stato battuto dal compagno di squadra...Hayden compreso. Da Marco mi aspettavo di più. Purtrioppo Capirossi ha perso il mondiale 2006 per colpa della partenza da Kamikaze di Gibernau Ducati: senza Stoner non avrebbe combinato nulla. Infine, con un nodo in gola, mi è spiaciuto il ben servito dato a Burgess, un tecnico che in 30 anni ha collaborato con diversi campioni del mondo non meritava di finire la carriera in questo modo. IIl tutto, ovviamente imho. P.s, mi sono tolto il casco
  10. Primo thread per rompere il ghiaccio con il nuovo forum introducendo il numero #27, stesso numero e stessa guida del compianto Gilles. Dopo aver testato le Honda 2014 che non guiderà mai nessuno, si è preso una pausa aspettando il 2015, E si, voci sempre più altisonanti tra le quali Mick Doohan e Kanemoto, che ha detto "A Casey non si può dir di no" lo danno come sostituto di Pedrosa nel 2015; un evento che catturerebbe i riflettori sullo sponsor Repsol, offuscato dalle prestazioni di Dany e alzerebbe gli ascolti con due purosangue come Marc e Casey. Tutto è possibile, se pensiamo alla sosta di Raikkonen, rientrato più tonico di prima. Meditate gente, meditate...
  11. leopnd

    Andrea Antonelli

    Andrea Antonelli e' morto al centro medico... http://www.gazzetta.it/Sport-Motori/Superbike/21-07-2013/supersport-dramma-antonelli-mosca-colpito-testa-grave-20817646749.shtml RIP
  12. Luke36

    The Big Fly

    Quante volte vedendo vecchi filmati di F1, vediamo le monoposto "volare" sui dossi e atterrare pesantemente su ammortizzatori ai limiti della rottura. Forse sarà romantico ma a me quella formula uno manca molto e quei salti erano parte del rischio che i piloti prendevano, dando spettacolo e uscendone spesso come eroi da osannare ad ogni fine gara. La iconografia a riguardo è molto ricca. Spesso si rimane basiti nel vedere quanto il concetto di aderenza fosse relativo un tempo. Eppure proprio questo aspetto appassionò tantissimi fans della formula uno di un tempo e non vi nascondo che da piccolino, quando avevo tra le mani una copia di una Lotus 49 del grande Jim Clark, quanti voli le facevo fare Un omaggio all'amico Sun
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