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Lucifero Regazzoni

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  1. Scrivo in merito al nuovo format di "qualifiche": l'amarissima sprint race. Non ho capito come o dove commentare gli articoli, mi aggiungo qui visto che più o meno si parla anche di quello. La mia personale opinione, anche se si tratta più che altro una speranza, è che il buon Domenicali, pressato dalla proprietà americana sulle sprint race, voglia avallare uno scempio del genere per scatenare il dissenso del pubblico e chiudere la questione per il futuro. Stefano Domenicali è una persona che reputo onesta e che penso sappia bene cosa siano gli sport motoristici e la formula 1 in particolare. Adesso si trova a gestire tutta la baracca, con gli americani che guardano la F1 e vedono il Wrestling: non credo sia una situazione facile... In ogni caso, i recenti accadimenti della Superlega dimostrano che, se il blocco degli appassionati protesta, il sistema di uno sport può reagire prendendone atto (ma non mi dilungherei sulla questione specifica, perché alla fine, rispetto alla Champions prossima ventura, mi sembrava perfino un’idea migliore). Comunque, se ci sarà una reazione avversa, e mi aspetto che ci sia, sono fiducioso che la situazione possa essere arginata. In questo senso, posizionare la cosa proprio su due piste storiche, come Silverstone e Monza, potrebbe essere anche una non troppo velata provocazione in funzione di scatenare indignazione mediatica. Posso sbagliarmi su quello che succederà, come posso sbagliarmi anche su Domenicali, che magari incarnerà il peggior reggente della categoria. Su una cosa, però, sonno abbastanza sicuro di non sbagliare: se non ci saranno proteste e il popolo della F1 accetterà supinamente anche questo sconvolgimento, allora è segno che gli appassionati si meritano qualsiasi altra idiozia. Oltre che del fatto che la categoria, per come la conosciamo, è ormai morta e davvero non ha più senso seguirla. Bisognerebbe ignorarla e smettere di accettare le sempre più frequenti delusioni che ci regala. Quanti di voi si aspettano un fiasco? Per voi c'è speranza o la mia è solo auto-illusione?
  2. http://www.p300.it/arnoux-e-villeneuve-con-voi-sarebbero-ai-domiciliari-e-f1-o-masterchef-questa/ La linea editoriale del sito da un po’ non permette di commentare direttamente gli articoli. Ripropongo qui un pezzo uscito dopo Montreal, così, oltre a dire la mia, visto che gli spunti sono interessanti, magari se ne parla. Ci sono svariati motivi per essere delusi dopo il gran premio in Canada, questo a prescindere dal fatto di essere o meno Ferraristi. La prima nota dolente, la più amara, rimarcata anche nell’articolo di Secchi, è la tendenza moderna di uccidere la competizione impedendo, di fatto, ad un pilota di correre. Ci fanno vedere la tenzone Villeneuve-Arnoux come testimonianza di un’utopia sportiva ormai morta, mentre questa disciplina ha di fronte solo un destino misero e desolante. Che sia per delle penalità ridicole, per il consumo del carburante, per la gestione di gomme che non puoi scegliere liberamente, per la strategia limitata da tutte queste cose, e da un numero limitato di motori che ti costringono a contare i giri che puoi fare al massimo; il risultato è che il gareggiare ormai è diventato troppo difficile. Il secondo motivo di rammarico è il costante reiterarsi di situazioni in cui l’apparato giudicante della F1 dimostra la propria inettitudine. Questo si evince dai tempi in cui le decisioni vengono prese, dalla divergenza di queste rispetto ad altre situazioni simili e dalla disparità di trattamento che ne consegue (cosa che umilia lo sport). È triste, poi, che la statistica sembri favorire certi piloti. Non fatico ad immaginare un Verstappen farla franca, ripensando alla vicenda e cambiando i protagonisti (ma sono di parte e ancora arrabbiato). Come del resto ho visto, senza immaginarlo, un Kimi condannato per aver calpestato la striscia bianca dei box, mentre un Hamilton impunito tagliava direttamente sull’erba per andare in pit. Sono episodi. Cos’è che succedono, no? Il problema è il fatto che i giudici cambiano? Forse. O che i regolamenti non sono così chiari da essere inequivocabilmente applicabili? Forse anche questo. Ma probabilmente la cosa peggiore è che non si impara dai propri errori. Ogni anno ci si inventa qualcosa per sparigliare le carte, spesso con trovate raccapriccianti, sperando di aumentare lo show. Purtroppo, oltre a non ottenere risultati, tali scelte sono spesso controproducenti. Vuoi sorpassi? Magari non è saggio scegliere i scenografici circuiti cittadini. Certo, avrai delle belle foto, ma anche pochi sorpassi e piloti prudenti. Vuoi più duelli? Se il pilota deve gestire motore, gomme e carburante, non lo aiuti a combattere. Se lo penalizzi quando tocca l’avversario (ma, ahimè, anche quando non lo tocca e non succede niente), non lo invoglierai a battagliare. Se gli alettoni sono più grandi, le monoposto si toccheranno e si romperanno con maggiore frequenza. Se uno dei piloti ha il DRS, eviterà di rischiare facendo sorpassi coraggiosi e tutti i sorpassi saranno identici, o i piloti disimpareranno a farne. Insomma, gli sforzi che vedo non vanno nella direzione di una maggiore libertà d’azione per i piloti, non sembrano valutare cosa serve per migliorare la competizione e gli effetti spettacolari che generano dalla stessa. E la cosa triste, è che non ci sono grandi speranze per il futuro....
  3. La prima, perché apre il fiume dei ricordi, e la nostalgia è tanta. Comunque è sempre più bello ascoltare l’overture della Carmen, a fine gara, quando vince il tuo pilota...
  4. Non posso che vedere di buon occhio un tentativo della formula uno di entrare nella modernità, in termini di fruizione massmediatica, pompando il prodotto, seppur con enfasi ingenuamente eccessiva, al fine di migliorarne o stabilizzarne l'audience per il futuro.Senza calcare certi palcoscenici, questo sport è destinato a diventare una nicchia per pochi appassionati. Una cosa potenzialmente molto noiosa, come è il tennis, se non sei uno col sacro fuoco...Guardare un game, magari con Nadal o Federer, è anche bello. Guardare tre set, è difficile, pesante e monotono. Se sei un adepto della racchetta, un patito dell'erba di Wimbledon o della terra rossa, beh, sicuramente ci troverai gusto. Tuttavia è quasi assurdo, per un profano, seguire questa disciplina, a meno di non fiancheggiarla solo parzialmente, perché l'approccio diretto è ostico e difficile da digerire. La formula uno è qualcosa di simile, bisogna ammetterlo...Il pacchetto confezionato per Netflix pare confermare quest'evidenza, perché esalta, al limite dell'iperbole, eventi e situazioni che normalmente si posizionano in un limbo grigio: quello delle retrovie. Ma non è solo il soggetto, ovvero la lotta degli underdog, ad essere sbagliato: è il modo di declinare la disciplina, che la travisa, raccontandone lotte reali, ma molto marginali. Con un tono che appare quasi ridicolo, a tratti decisamente agiografico.Intendiamoci, non c'è niente di male nello spostare il focus dietro ai top team, anzi, è un mondo che spesso passa inosservato e che meriterebbe senza dubbio di essere considerato di più. Forse sarebbe un bene anche per la formula uno valorizzarlo. È bello vedere Alonso che torna ai box con due ruote perché non vuole mollare, nonostante non si giochi niente. È stupendo vedere l'intensità emotiva di gente che lavora sodo, che mette sul piatto sacrificio e passione, anche se non lavora per Ferrari o per Mercedes. Credo che il motorsport esca bene dalla serie su Netflix, e che questa aiuti noi appassionati a ricordare che ci sono sorpassi sentiti ed emozionanti anche se non sono quelli che riguardano lotte al vertice.Tuttavia qui si vende una distorsione dello sport. Sia perché la sceneggiatura non comprende, per questioni di diritti, le scuderie che si giocano vittorie e campionati, ma soprattutto perché si amplifica emotivamente una realtà di cui è impossibile avere un feedback seguendo un gran premio vero.Se qualcuno di quelli che hanno visto Drive to survive avesse guardato il gran premio cinese, onestamente, avrebbe ottenuto solo una cosa: aspettative disattese. Prima di tutto, anche orientando l'attenzione sulle retrovie, non c'è, empaticamente, un ritorno così forte come vogliono far credere. Praticamente seguendo un GP, tutto ciò che succede dietro diventa come invisibile. Poi, anche spostando, giustamente, i riflettori sui partecipanti che possono vincere, la suspense e lo spettacolo non sono una certezza automatica, anzi...Per questo, se a uno vendi il livello medio di qualcosa recensendolo come epico ed eccezionale, ma poi, anche il livello top, durante la gara, non regala emozioni, l'unica conseguenza che puoi ottenere, in termini di sensazioni, è che il neofita si sente truffato e rivaluta clamorosamente il prodotto che hai provato a vendergli.Non credo sia un errore posizionare materiale, serie tv o documentari, sulle piattaforme di streaming. C'era, credo su Primevideo, la serie sulla McLaren. È possibile trovare materiale su Schumacher, su Senna... Ci devi essere, insomma, se vuoi esistere. Altrimenti non ci sarà percezione alcuna della tua realtà.Anche l'enfasi di questa nuova serie, insomma, alla fine è marketing... Serve entusiasmare nuovi utenti. Per la legge dei grandi numeri potresti senz'altro trovare qualcuno che si appassiona. Nuove leve.Il punto è questo: se la serie è stata pensata per noiatri, adepti storici, allora è un approfondimento interessante, che arricchisce, perché parla di quello che viene meno trasportato dall'onda mediatica della formula uno. Se invece è un prodotto pensato per attirare nuovi spettatori, beh, come ho detto prima, è una distorsione agiografica.Traspare in ogni caso la crisi interiore di Liberty media, che sembra consciamente desiderosa di avere tra le mani il format di uno show e non un evento sportivo. Lo sport è quello che succede gareggiando, ogni accadimento può essere esaltante come noioso. Non è intrattenimento, è quello che capita. Forse i gestori della baracca, così come la maggioranza dei tifosi, non sono in grado di accettarlo. Eppure un GP ha sempre qualcuno che lo vince, non può mai finire zero a zero, senza tiri in porta, come una partita di calcio. Se questo non ci basta, se vogliamo i fuochi pirotecnici, allora ci meritiamo le piste cartolina.
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