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sundance76

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  1. In azione al GP di Svizzera 1954 sul pericoloso circuito di Bremgarten alle porte di Berna.
  2. Ahimè, non l'ho ancora letto, sono circondato da pile di libri non letti...
  3. Per completezza lo riporto anche nel thread dei libri: https://www.motoremotion.it/2024/03/12/tre-giorni-di-vento-di-luca-dal-monte/ "Lo scorso 4 marzo, al Centro Svizzero di Milano, è stata presentata in anteprima la nuova opera Fucina: “Tre giorni di vento”, di Luca Dal Monte. Un avvincente romanzo nato dall’abile penna di Dal Monte e ispirato alla vita di un talentuoso pilota degli anni ’30: l’amore e il rifiuto del nazismo fanno da sfondo alle corse dell’epoca d’oro dell’automobilismo sportivo, dove ad ogni corsa si giocava la vita. È un libro in cui ci sono tre storie che si intersecano. Viene descritto il periodo d’oro delle corse degli anni ’30, le grandi marche tedesche: Mercedes, Auto Union, con i loro piloti, eroi innamorati della velocità e delle sfide. È un romanzo d’amore del protagonista, innamorato di sua moglie con un storia che si interrompe in maniera brusca, tragica e la successiva rinascita con un nuovo amore che continuerà per sempre. C’è anche una storia di coscienza civile, la Mercedes era una delle auto del regime nazista ed il protagonista è costretto a subire una serie di condizionamenti dai personaggi politici. Rudolf Carrano è uno dei più forti piloti degli anni ’30, ma anche di un uomo capace di dare amore e di difendere la civiltà contro la barbarie del nazismo, senza mai abdicare al suo modo di pensare. Rudi, il protagonista, passa la sua convalescenza a Lugano dopo un grave incidente a Montecarlo con la sua Alfa Romeo. Mesi lunghi, con una grande volontà di rinascita ed una gamba più corta per le conseguenze dell’urto. La amata moglie scompare sotto una valanga durante una gita sugli sci e questa tragedia aprirà le porte al nuovo amore, ma Rudi, un tedesco di origine italiana, sceglie di risiedere in Svizzera per non essere condizionato dal regime nazista con i suoi diktat. La storia romanzata di Rudolf Carrano è derivata da quella vera di Rudolf Caracciola, l’eroe della Mercedes, il pilota più forte della sua epoca. Questo libro nasce dopo avere scritto “La Scuderia” il mio romanzo esordio e dopo avere letto “Il numero uno” scritto da Hans Ruesch – esordisce Luca Dal Monte – romanzi ambientati in quel periodo di corse fantastiche degli anni ’30. “Tre giorni di vento” è stata la mia reazione personale al romanzo di Ruesch ed il titolo è ispirato ad un racconto di Hernest Hemingway “The Three Day Blow”, dove il senso del racconto è quello che c’è sempre una possibilità. La stessa cosa capita a Rudi dopo avere subito l’incidente che condizionerà il suo modo di camminare e di pilotare e la drammatica scomparsa della amata moglie. Luca Dal Monte ha scritto una storia avvincente, sempre in bilico tra realtà e fantasia, tra vero e verosimile, dove si potranno riconoscere gli eroi dell’epoca d’oro dell’automobilismo sportivo, un tempo in cui, tra la partenza e la bandiera a scacchi, ci si giocava la vita mentre la morte aspettava ad ogni curva. Un libro in cui vengono descritti i cavalieri del rischio che disputavano ogni gara come fosse l’ultima e le sfide tra Alfa Romeo, Scuderia Ferrari, Auto Union, Mercedes, Maserati che con le loro vetture hanno scritto alcune tra le più belle pagine di storia motoristica". (Massimo Campi, Motoremotion)
  4. E' appena uscito questo nuovo romanzo di Luca Dal Monte, dal titolo "Tre giorni di vento". Vi linko una recensione e riporto il testo. https://www.motoremotion.it/2024/03/12/tre-giorni-di-vento-di-luca-dal-monte/ "Lo scorso 4 marzo, al Centro Svizzero di Milano, è stata presentata in anteprima la nuova opera Fucina: “Tre giorni di vento”, di Luca Dal Monte. Un avvincente romanzo nato dall’abile penna di Dal Monte e ispirato alla vita di un talentuoso pilota degli anni ’30: l’amore e il rifiuto del nazismo fanno da sfondo alle corse dell’epoca d’oro dell’automobilismo sportivo, dove ad ogni corsa si giocava la vita. È un libro in cui ci sono tre storie che si intersecano. Viene descritto il periodo d’oro delle corse degli anni ’30, le grandi marche tedesche: Mercedes, Auto Union, con i loro piloti, eroi innamorati della velocità e delle sfide. È un romanzo d’amore del protagonista, innamorato di sua moglie con un storia che si interrompe in maniera brusca, tragica e la successiva rinascita con un nuovo amore che continuerà per sempre. C’è anche una storia di coscienza civile, la Mercedes era una delle auto del regime nazista ed il protagonista è costretto a subire una serie di condizionamenti dai personaggi politici. Rudolf Carrano è uno dei più forti piloti degli anni ’30, ma anche di un uomo capace di dare amore e di difendere la civiltà contro la barbarie del nazismo, senza mai abdicare al suo modo di pensare. Rudi, il protagonista, passa la sua convalescenza a Lugano dopo un grave incidente a Montecarlo con la sua Alfa Romeo. Mesi lunghi, con una grande volontà di rinascita ed una gamba più corta per le conseguenze dell’urto. La amata moglie scompare sotto una valanga durante una gita sugli sci e questa tragedia aprirà le porte al nuovo amore, ma Rudi, un tedesco di origine italiana, sceglie di risiedere in Svizzera per non essere condizionato dal regime nazista con i suoi diktat. La storia romanzata di Rudolf Carrano è derivata da quella vera di Rudolf Caracciola, l’eroe della Mercedes, il pilota più forte della sua epoca. Questo libro nasce dopo avere scritto “La Scuderia” il mio romanzo esordio e dopo avere letto “Il numero uno” scritto da Hans Ruesch – esordisce Luca Dal Monte – romanzi ambientati in quel periodo di corse fantastiche degli anni ’30. “Tre giorni di vento” è stata la mia reazione personale al romanzo di Ruesch ed il titolo è ispirato ad un racconto di Hernest Hemingway “The Three Day Blow”, dove il senso del racconto è quello che c’è sempre una possibilità. La stessa cosa capita a Rudi dopo avere subito l’incidente che condizionerà il suo modo di camminare e di pilotare e la drammatica scomparsa della amata moglie. Luca Dal Monte ha scritto una storia avvincente, sempre in bilico tra realtà e fantasia, tra vero e verosimile, dove si potranno riconoscere gli eroi dell’epoca d’oro dell’automobilismo sportivo, un tempo in cui, tra la partenza e la bandiera a scacchi, ci si giocava la vita mentre la morte aspettava ad ogni curva. Un libro in cui vengono descritti i cavalieri del rischio che disputavano ogni gara come fosse l’ultima e le sfide tra Alfa Romeo, Scuderia Ferrari, Auto Union, Mercedes, Maserati che con le loro vetture hanno scritto alcune tra le più belle pagine di storia motoristica". (Massimo Campi, Motoremotion)
  5. Un quaderno scolastico d'epoca, che raffigura la vittoria di Hermann Lang al GP di Tripoli 1938, al volante della W 154.
  6. Un saluto sincero, e altrettanta sincera ammirazione, a chi ancora paga per assistere a questa cosa.
  7. Chris Amon, leader della corsa, si ritira per rottura del motore della sua Ferrari.
  8. "No" al team Andretti. Calendario avviato verso le 32 gare, con persino alcune infrasettimanali. Per quanto mi sforzi, nemmeno nell'epoca dei serbatoi illegali, del sotto-peso, delle sudicissime lotte FISA-FOCA, ho mai visto tale schifo complessivo in F1. Complimenti a chi ha ancora modo di interessarsi ed entusiasmarsi per questa "cosa" che impunemente porta lo stesso nome di quella che era ben altro.
  9. Henri Toivonen arrivò alla Lancia nell'85, ma già nel '79 era balenata l'ipotesi di un programma '80 al volante di un'auto ufficiale del Gruppo, la Fiat.
  10. Riecco un link per il docufilm di Philip Selkirk dedicato a Rudolf Caracciola. Non sono riuscito a trovare sul web la versione inglese (io ho il Dvd originale), ma anche questa in tedesco è bellissima. Ad esempio, al minuto 51.00 si vedono lunghissime e nitidissime riprese delle prove e della gara di Tripoli '38. Ma tutto il film merita tantissimo. Scaricatelo e conservatelo. Il Dvd in inglese si chiama "Caracciola - The ceaseless quest for victory". https://videa.hu/videok/sport/caracciola-die-ewige-jagd-nach-tMNk0Gme4D20weVv
  11. Mini-garetta comprendente venerdì e sabato, con 18 punti al vincitore, mentre le quattro ps della domenica varranno complessivamente 20 punti. Non ne vale ormai nessuna pena, ma mi domando: chi è che verrà considerato "vincitore" del "rally" (parolona)? Quello che arriva primo al sabato (premiato con 18 punti), oppure quello che magari arriva sesto al sabato, e poi la domenica centra altri 18 o 20 punti con le power-stage del menga? Esisterà più il concetto di vincitore? Oppure, come è ormai un dato di fatto, l'importante è essere colui che raccatta complessivamente più punti nello striminzitissimo weekend di gara, magari senza mai prevalere totalmente né al sabato né alla domenica? Oramai le singole ridicole gare sono soltato una specie di distributore di punti collegato alle (pochissime) prove speciali.
  12. Ecco il nuovo, definitivo scempio del cadavere chiamato mondiale rally:
  13. Hanno rilasciato il trailer del nuovo film voluto, prodotto e interpretato da Riccardo Scamarcio sul mondiale rally '83 con la sfida Lancia-Audi. L'attore interpreta Cesare Fiorio.
  14. sundance76

    Rick Mears

    Ieri 3 dicembre Rick "Rocket" Mears ha compiuto 72 anni.
  15. Penso giglio, come nella bandiera del Quebec adottata nel '48.
  16. [..] Lui ha già imparato ad andare forte, almeno sulla neve. Guida una motoslitta «Alouette» , porta un casco bianco e reclamizza la Skiroule. Il primo titolo arriva nel '73. Vince premi per 13 mila dollari. Paga i debiti e acquista una Formula Ford costruita da un suo amico del Québec. «Era molto solida, cosa importante perché uscii di strada parecchie volte. Mi divertii e vinsi il settanta per cento delle corse. In seguito pensai alla Formula Atlantic, ma una stagione costava 30 mila dollari e non avevo più un soldo. Quando ci ripenso, mi domando come ho potuto fare per arrivarvi». Questa volta lo sponsorizza la Schweppes, ma è un disastro. Un treno di pneumatici deve bastare per quattro corse e arriva al punto di girare le gomme sui cerchi per farle durare di più. A Mosport esce e si rompe una gamba in due punti. «Saltai le due corse seguenti, un calvario!». Nel '74 diventa campione del mondo di motoslitte, nel '75 con una March di Formula Atlantic vince la sua prima corsa. «Fu a Gimli, sotto un diluvio. Ero partito dal fondo dello schieramento dopo aver realizzato il 19° tempo. Fu una corsa infernale. Mai dimenticherò questa gara. Ero in uno stato di grazia irripetibile e vinsi». Nel '76 con la sponsorizzazione di Skiroule domina il campionato canadese e quello statunitense di Formula Atlantic ma, a due corse dalla fine, Skiroule fallisce e Gilles si trova senza i soldi che la Scuderia Canada esige per gestirgli la macchina. Ci vuole un intervento massiccio della fortuna. E c'è. Robert St.-Onge, amico di Gilles, si occupa della promozione di una delle ditte di Gaston Parent. Parent ha i soldi e può aiutare il giovanotto. St.-Onge comincia col dirgli che un giovane pilota di nome Villeneuve è talmente avanti nel punteggio del campionato Atlantic che nessuno potrebbe raggiungerlo. Ma è senza soldi e rischia di dover rinunciare alle ultime due corse. Prima risposta di Parent: «Non spendo soldi per le corse». Ribatte St.-Onge : – Fai male , quel ragazzo può andare molto lontano . Almeno incontralo! «Va bene: portami il fenomeno, ma guarda che non tiro fuori una lira!». Mancano dieci giorni alla corsa di Halifax. E qui bisogna lasciare la parola allo stesso Parent: «Entrai in ditta e in anticamera vidi un giovane seduto. Non feci molta attenzione, lo guardai di sfuggita, gli passai davanti e salii al mio ufficio al terzo piano. St.-Onge mi aspettava e mi disse che Gilles Villeneuve era arrivato. Sacramentai un po' e lo feci entrare: era il giovane che avevo appena visto. Mi spiegò la sua situazione: avrebbe potuto vincere, come ridere, il campionato canadese, non solo, ma avrebbe potuto far suo anche quello statunitense. Nessuno poteva batterlo. Mise tanta convinzione nelle sue parole che, quando mi chiese cinquemila dollari per poter correre a Halifax, pensai subito che non si poteva privarlo di questa possibilità. Allora presi il telefono e chiamai la Scuderia Canada a Toronto. Dissi che tutto era sistemato e che Villeneuve poteva correre perché i soldi glieli avrei dati io. Sono molto conosciuto in Canada, ma quelli della Scuderia Canada non si fidavano: prima i soldi, poi la macchina. Mi seccai e la mia voglia di far correre Villeneuve si decuplicò. Diedi ordine alla contabilità di far pervenire immediatamente i 5000 dollari a Toronto. Mezz'ora dopo la Scuderia mi chiamava per domandarmi di quale colore volevo fosse dipinta la macchina. Gilles sorrideva. Ebbi un'idea. Il mio ufficio grafico aveva creato lo stemma del Québec: il giglio. Siccome non mi interessava veder scritto il mio nome, chiesi che sulla macchina bianca apparisse solo il giglio del Québec». Gilles vinse a mani basse e guadagnò 10 mila dollari. Tremila furono versati per contratto alla Scuderia Canada, altri duemila andarono in pagamento dei soliti debiti di corsa. Restavano i cinquemila di Parent che Gilles era pronto a restituire. «Tienteli!» gli disse Parent. Ora c'era la corsa di Atlanta negli Stati Uniti e occorrevano altri cinquemila dollari. Gilles aveva un amico a New York. Un amico ricco: John Lane. Gli telefonò e gli chiese di sponsorizzargli la vettura. «Ok» disse Lane. Mancavano ancora dai tre ai quattromila dollari per il viaggio e questi glieli prestò Parent con la sola raccomandazione di restituirglieli quando avesse potuto. Gilles accettò e partì. «Con gli aiuti di fine annata, la mia stagione fu perfetta: dieci corse con nove vittorie e un solo ritiro quando ero in testa con sedici secondi di vantaggio». ("GILLES VIVO", di Cesare De Agostini e Gianni Cancellieri, Conti Editore 1983)
  17. Mi sa che la "pressione" dall'alto sta arrivando su molteplici media. Che vergogna.
  18. Penso una rivista di vari sport, non solo auto.
  19. Foto colorizzata successivamente. Fagioli durante la sua parentesi (4 gare) all'Auto Union nel 1937
  20. “La pista mi piace, ma i rally mi piacciono di più. Penso che tutto dipenda dal mio modo di interpretare le competizioni. Quando sono in pista mi sembra di non poter dimostrare tutte le mie capacità. Penso sempre che, in fondo, non è così difficile percorrere correttamente otto, dieci curve di un circuito. Sono sempre le stesse, non cambiano mai e, soprattutto, su queste curve ci si è già passati un centinaio di volte... insomma, la pista mi piace ma non mi affascina. Forse perché in questa situazione non sono "il" più veloce, ma solamente uno come tutti gli altri. In un rally, invece, in una prova speciale si devono affrontare venti curve differenti e in ognuna c’è l’opportunità di esprimersi al meglio, in ognuna posso provare di essere il migliore” Walter Röhrl, campione del mondo rally 1980 e 1982
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